E’ un grido di allarme per il settore suinicolo quello lanciato dalla deputata mantovana di Forza Italia Anna Lisa Baroni che ha presentato sul tema una interrogazione urgente alla quale dichiara il governo ha dato una “non risposta”. E sono tante le criticità del comparto che la parlamentare evidenzia per le quali chiede interventi urgenti.
Ecco la lettera che ha scritto e inviatoci:
Ecco la lettera che ha scritto e inviatoci:
Egr. direttore,
mercoledì scorso, in commissione agricoltura alla Camera dei Deputati, ho discusso una interrogazione urgente. Su incarico del ministro, il sottosegretario l’Abbate ha dato una “non risposta” alle mie richieste sulla grave crisi del settore degli allevamenti suinicoli.
E’ noto il momento drammatico che vive il settore degli allevamenti suinicoli, vanto della nostra provincia, che a cavallo degli ’80/90 ci portò al vertice della classifica italiana per reddito pro-capite (molti ricorderanno il dibattito acceso tra coloro che orgogliosamente rivendicavano il primato del nostro settore agroalimentare – nel quale spiccava proprio il settore suinicolo – e i sostenitori di eccellenze quali arte, cultura e così via).
Ciò è dovuto al periodo di chiusura delle attività durante l’epidemia da COVID-19, durante il quale il settore suinicolo nazionale, costituito da 25.000 aziende che sviluppano un fatturato pari a 20 mld di filiera, ha subito pesantemente gli effetti delle misure di contenimento, perdendo il 25% del fatturato sia in termini di esportazioni che di accesso al canale Horeca. Le misure di contenimento adottate a inizio novembre hanno peggiorato la situazione, con il blocco degli sbocchi commerciali. Ad aggravare ulteriormente un quadro già problematico, c’è il rischio del proliferare della peste suina africana (PSA, veicolata dai cinghiali) che ha colpito duramente gli allevamenti di diversi Paesi europei, in particolare la Germania.
Ciò è dovuto al periodo di chiusura delle attività durante l’epidemia da COVID-19, durante il quale il settore suinicolo nazionale, costituito da 25.000 aziende che sviluppano un fatturato pari a 20 mld di filiera, ha subito pesantemente gli effetti delle misure di contenimento, perdendo il 25% del fatturato sia in termini di esportazioni che di accesso al canale Horeca. Le misure di contenimento adottate a inizio novembre hanno peggiorato la situazione, con il blocco degli sbocchi commerciali. Ad aggravare ulteriormente un quadro già problematico, c’è il rischio del proliferare della peste suina africana (PSA, veicolata dai cinghiali) che ha colpito duramente gli allevamenti di diversi Paesi europei, in particolare la Germania.
Ora si teme il rapido spostamento dell’epidemia, Italia compresa: si teme un grave contagio a causa della crescita fuori controllo della popolazione di cinghiali. Il proliferare della malattia ha causato l’interruzione dell’export delle carni verso i paesi asiatici, in particolare la Cina. Gli allevatori italiani prevedono una diminuzione dei prezzi al di sotto dei costi di produzione, causato dalle esportazioni sottocosto della Germania e di altri Paesi UE.
Il 4 novembre scorso, nel rispondere a una interrogazione sul contenimento della PSA, il ministro Bellanova ha annunciato la presentazione di uno specifico provvedimento per il controllo delle popolazioni di cinghiali: nulla però è ancora stato fatto.
La situazione sopra descritta sta assumendo dimensioni preoccupanti: se non adeguatamente gestita, rischia di comportare conseguenze disastrose per il settore suinicolo italiano e mantovano in particolare: gli allevatori vedono scendere il prezzo delle carni ben al di sotto del costo di produzione. Il prezzo dei maiali è sceso dal mese di ottobre 2020 ad oggi del 17%, mentre sono aumentati i costi produttivi, ad esempio è aumentato il prezzo dei mangimi per alimentazione.
Al sottosegretario, che si è sottratto alle mie argomentazioni – dandomi sostanzialmente ragione – ho avanzato una serie di proposte. Prima tra tutte, che il ministro convochi con urgenza un tavolo con tutti i soggetti economici coinvolti nella problematica, al fine di condividere provvedimenti atti a sostenere il prezzo delle carni pagato al produttore, e a regolare il mercato import-export.
Ho altresì avanzato proposte di soluzione della problematica in sede UE, dato che il problema coinvolge oggi tutti i Paesi europei e non soltanto l’Italia.
Da mercoledì scorso – nonostante le molte sollecitazioni e quelle di tanti e improntanti soggetti economici, protagonisti del mercato nazionale in questione – non mi risulta che sia stata intrapresa dal governo alcuna iniziativa efficace.
Non deve trarre in inganno il mio tono pacato. Non uso mai, infatti, parole forti e aggettivi eccessivi né batto i pugni sul tavolo quando mi confronto con il governo in carica da parlamentare di opposizione: cerco al contrario di far valere le mie ragioni con la serietà delle argomentazioni e la concretezza delle proposte. Sono del tutto risoluta a non abbandonare l’azione istituzionale e politica (mia e del gruppo dei colleghi parlamentari di Forza Italia in Commissione agricoltura) per sostenere, ovunque sarà utile, questo settore come tutto il comparto agroalimentare. Nel silenzio del ministro, domani ci sarà una nuova seduta degli organismi preposti a stabilire i prezzi di mercato. E sarà un altro giovedì di passione, che si poteva e doveva evitare.