Bozzolo dedica una via al giornalista Arturo Chiodi, protagonista dell’Italia del ‘900

Nella foto dell'Archivio del Quirinale Arturo Chiodi con il presidente Francesco Cossiga

BOZZOLO – Domenica prossima, 6 novembre, in concomitanza con le celebrazioni della festa dell’Unità nazionale e delle forze armate del 4 novembre, l’Amministrazione comunale di Bozzolo intitolerà una via – situata vicino alla stazione dei Carabinieri – al giornalista e saggista Arturo Chiodi.
Arturo Chiodi (Tornata 1920 – Bolzano 2003) è stato un giornalista, docente e saggista, che ha vissuto quasi l’intero arco della sua vita nel corso del 1900, attraversando da protagonista – spesso in prima linea – diversi momenti della storia italiana: gli anni del fascismo e della guerra; la resistenza, la ricostruzione materiale e morale del Paese; gli anni del miracolo economico; quelli della crescita e dello sviluppo che hanno portato l’Italia tra i grandi del mondo; le grandi crisi internazionali; gli anni di piombo, quelli delle stragi e del periodo buio e angosciante del terrorismo brigatista: una vita segnata da un costante, alto, impegno professionale, saldo nei valori cristiani, e caratterizzato da lealtà, coerenza e onestà. E’ quanto scrive il figlio Ennio Chiodi nella biografia essenziale pubblicata sulla vita del padre.

Arturo nasce il 2 giugno del 1920 in una cascina agricola in via Chiesa in frazione Romprezzagno, nel comune di Tornata in provincia di Cremona da Ennio Chiodi e Brigida Fornasier. La famiglia Chiodi si trasferisce presto nella vicina Bozzolo ed è qui Arturo “vive gli anni della gioventù, gl esordi professionali e delle passioni politiche nella straordinaria stagione del primo dopoguerra” scriveva Renzo Dall’Ara in occasione della sua scomparsa avvenuta nel settembre del 2003 a Bolzano.
“A Bozzolo, Arturo era stato fra i tanti ragazzi vicini a don Primo Mazzolari, condividendone le idee e l’opposizione al fascismo. Dopo l’8 settembre 1943, non rispondeva al bando della Repubblica Sociale Italiana rifugiandosi avventurosamente in Svizzera. Rientrato a Bozzolo, la laurea in lettere gli offriva l’opportunità dell’insegnamento all’Istituto magistrale di Mantova e, contemporaneamente, il lavoro di giornalista nel quotidiano del C.L.N. ‘Mantova Libera’ e poi, a tempo pieno, alla ‘Gazzetta di Mantova’, componente il comitato di direzione con Piero Dallamano e Luigi Grigato, quindi vicedirettore fino al giugno 1949.
Lasciava Mantova per Roma, chiamato al servizio propaganda e studi della Democrazia Cristiana e nel 1950 rientrava nel giornalismo come direttore del quotidiano ‘Voce adriatica’ ad Ancona. Poi, redattore capo del ‘Popolo’, quotidiano della Democrazia Cristiana, direttore del settimanale ‘Libertas’, infine nel 1952 l’ingresso in Rai, dove avviava il Giornale radio del Terzo programma. Ancora la carta stampata, con le direzioni del ‘Popolo di Milano’, nel 1956 del ‘Giornale del mattino’ di Firenze, del settimanale ‘Rotosei’ e, a Torino, della ‘Gazzetta del Popolo’, fino al 1964.
Tornato in Rai, gli veniva affidato l’ufficio di Ginevra, con incarichi di inviato per gli eventi della diplomazia europea, successivamente a Roma, la sezione dei rapporti con l’estero. Si riaccendeva la passione politica: Chiodi era a fianco di Benigno Zaccagnini, segretario della Dc nei giorni tragici del sequestro Moro, quindi capo ufficio stampa del ministro dell’Interno Rognoni fino al 1984.
Chiodi aveva poi insegnato all’Istituto di formazione al giornalismo di Milano, seguendo anche l’attività della Fondazione Ratti a Como. Ed era stato tra i fondatori della Fondazione Mazzolari a Bozzolo”.