Carenza medici di famiglia: situazione ancora di massima emergenza. E lo scenario potrebbe peggiorare

MANTOVA – Il problema della carenza dei medici di medicina generale in provincia di Mantova rimane di massima urgenza: ne mancano un’ottantina su 350. Qualche posto nelle ultime settimane è stato coperto ma solo parzialmente con alcuni giovani professionisti che hanno approfittato del Polo formativo per il corso di formazione in Medicina Generale. I medici che lo frequentano hanno infatti la possibilità di convenzionarsi col sistema sanitario regionale per svolgere il ruolo di medico di famiglia ma con un massimale di 650 pazienti a testa a fronte di un massimale di 1500 pazienti per un medico titolare.
Il problema principale è da ricercarsi nel numero chiuso imposto da molti anni alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Concorda con questa tesi Doriana Bertazzo, medico di medicina generale con ambulatorio a Volta Mantovana e segretario provinciale Fimmg, il sindacato più rappresentativo dei medici di famiglia mantovani.
Ma le istituzioni competenti stanno facendo qualcosa per affrontare finalmente questo problema? “Non mi pare proprio, tra l’altro erano anni che lanciavamo l’allarme su quella che sarebbe stata la situazione che sarebbe venuta a crearsi con il pensionamento nel giro di poco di tantissimi colleghi. E non è finita perchè a molti dei medici di famiglia ancora in attività nella nostra provincia manca poco alla pensione”.
Per la dottoressa Bertazzo al problema principe del “numero chiuso” della facoltà universitaria si somma poi la “poca attrattività della figura del medico di medicina generale, professionista che si trova con un carico di lavoro sempre più pesante senza avere tutta una serie di garanzie su cui possono contare invece i medici ospedalieri”.
Insomma una situazione grave la cui soluzione sembra ancora molto lontana, e a farne le spese sono già migliaia di cittadini rimasti senza il proprio medico curante.

Sul tema della carenza dei medici di medicina generale, proprio nel giorno dell’approvazione da parte del Governo della Riforma Sanitaria Lombarda (vedi: Il Governo approva la riforma della sanità lombarda)  torna a farsi sentire ancora una volta anche la politica. “Tanto per cominciare è bene ricordare che in Lombardia, contrariamente all’Emilia Romagna, alla Toscana e al Veneto, sono stati svuotati da tempo i servizi periferici – dichiara sull’argomento Vinicio Peluffo, segretario PD Lombardo – La mania accentratrice ha così prodotto più danni che benefici ai cittadini, che per avere risposte possono dunque rivolgersi solo e unicamente al medico di base. Un punto di riferimento, soprattutto per anziani e fragili, che deve così preoccuparsi anche delle scartoffie – compresi certificati di malattia, esiti di tamponi e inghippi del Green pass. E non è finita: a complicare l’esistenza ai medici di base vi è anche la conferma della separazione Ats e Asst, con la conseguenza che i cittadini non capiscono più chi fa cosa e perché”.
“Sul tema della formazione, invece, vorrei ricordare che è vero che il Governo si occupa in maniera preponderante delle specializzazioni – prosegue il segretario dem – ma è altrettanto vero che la Regione può contribuire finanziando borse di studio aggiuntive. Inoltre, per quanto riguarda la formazione dei medici di medicina generale la competenza è unicamente regionale.
La pandemia ci ha insegnato molto. Ha fatto capire quel che funziona e quello che non funziona. E la nuova riforma sanitaria di Regione Lombardia è lungi dal centrare l’obiettivo di una nuova sanità a servizio della collettività”.