Versalis, Cgil: “Sparito il piano investimenti su Mantova”. Le prossime tappe

MANTOVA – Grande preoccupazione da parte della Cgil di Mantova sul piano di transizione Eni sulla chimica di base. “Migliaia di posti di lavoro sono a rischio anche a Mantova – denuncia il sindacato – così condannano l’industria italiana al declino”.
Per lo stabilimento di via Taliercio si parla di circa 4500 lavoratori diretti senza contare le tante figure che gravitano intorno al sito produttivo tra indotto e appalti.
“Il piano industriale che Eni aveva presentato per il sito di Mantova nel 2023 con un investimento di 220 milioni di euro – commenta segretario generale della Cgil di Mantova, Michele Orezzi – non esiste più. Cancellato. E dicono che non dobbiamo preoccuparci? Noi siamo molto preoccupati. Sono quindi pesantissime le conseguenze che potrebbe avere anche il sito di Mantova, sono cose progressive che non succedono dall’oggi al domani, ma tutto quello innescato dalla chiusura del cracking di Marghera ormai tre anni fa sta arrivando al dunque e l’accelerata che Eni e il Governo stanno dando su queste materie mette in serio pericolo il sito industriale mantovano”.
Le preoccupazioni che ci sono a livello nazionale per quanto riguarda la vertenza Versalis – spiega Andrea Loddi segretario generale Filctem Cgil Mantova – hanno sicuramente dei risvolti negativi anche su Mantova che colpiranno soprattutto l’indotto, gli appalti, ma anche i diretti e sul lungo periodo le scelte di dismettere i siti della chimica di base in Italia non possono che avere conseguenze disastrose per tutto il sistema Paese. Mantova si rifornisce dai siti che saranno dismessi per cui non averli più non può sicuramente lasciare tranquilli i lavoratori. L’indotto sarà il primo ad avere conseguenze e poi a catena tutti i restanti reparti”.
Preoccupazione condivise da tutti i segretari di categoria, dai trasporti alle pulizie, ristorazione, vigilanza passando per i metalmeccanici, settore già in crisi.
“Ai tempi del Covid e con l’inizio della guerra in Ucraina si era detto che si doveva diventare autosufficienti – sottolineano – ed ora cosa facciamo? Dismettiamo la chimica di base che ci porta ad essere dipendenti dalle grandi potenze?
La strada sembra già segnata, chiudono i siti da cui Mantova si rifornisce, le materie prime devono essere prese in Asia o in America con tempistiche di arrivo poco certe, la logistica non è pronta, e per non aumentare i costi la produzione calerà.
“Io vedo similitudini con il settore dell’auto – sottolinea il segretario confederale Mauro Mantovanelli – dove abbiamo perso molti posti di lavoro e dopo 7 anni ci siamo accorti che la maggiorparte delle auto non è più prodotta in Italia, qui succederà la stessa cosa, se il Governo non fa marcia indietro, è inutile negarlo, lo diciamo in anticipo, ma tra un po parleremo di licenziamenti e ammortizzatori sociali”.
Da qui una serie di iniziativa che sono state presentate questa mattina dal segretario generale della Cgil di Mantova, Michele Orezzi, dal segretario confederale Mauro Mantovanelli e dai segretari che rappresentano i lavoratori delle categorie coinvolte dalle conseguenze del piano: Andrea Loddi per la Filctem, Marco Massari per la Fiom, David Gabbrielli per la Filcams, Sandro Anteini per la Filt e Sara Adami per la Fillea.

LE PROSSIME TAPPE
Il primo step previsto è l’assemblea sindacale di sito prevista per il 29 gennaio dalle 15 alle 17 nella mensa Versalis di Mantova aperta a tutte le lavoratrici e lavoratori ai quali si chiede la massima partecipazione.
Il 7 febbraio è previsto un tavolo nella sede della Provincia di Mantova con l’assessore regionale allo sviluppo economico Guido Guidesi.
Mentre il 20 febbraio, ma la data non è ancora certissima, è in programma un incontro con le parti sociali nella sede del Mimit (ministero delle imprese e del made in Italy).
Sono inoltre in previsione tre incontri aperti al pubblico uno in Sicilia, uno in Puglia e uno in Emilia Romagna.