ROMA – Rilanciare i consultori familiari istituiti dalla legge 405/75 per l’assistenza alla maternità e alla famiglia su tutto il territorio nazionale che oggi costituiscono un patrimonio unico del nostro Paese da rafforzare e promuovere anche ospitando, laddove possibile, i centri antiviolenza rivolti a tutti. A dirlo, Donne in Campo, l’Associazione al femminile di Cia-Agricoltori Italiani che in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ribadisce non solo l’importanza del lavoro quale arma, tra le più potenti, contro le violenze di genere, ma invoca anche una rinnovata attenzione per la rete dei consultori.
“La comprensione dei ripetuti casi di violenza e sofferenza – dichiara Pina Terenzi, Presidente di Donne in Campo – è necessaria per fermare la conta degli episodi che connotano uno dei fenomeni più drammatici di questo secolo”. A tal riguardo, proprio una sanità a misura di donna fatta di assistenza di prossimità, consultori e telemedicina, può fare da cardine e garantire benessere e salute. Inoltre, insieme a una adeguata rete di asili nido e di assistenza agli anziani e ai diversamente abili, contribuisce a conciliare la vita lavorativa con quella familiare. “La denatalità – prosegue Pina Terenzi – ha assunto proporzioni gravi e preoccupanti. Dal 2015, la popolazione italiana è andata diminuendo ogni anno e l’impatto dell’epidemia non ha fatto che acuire il fenomeno, registrando un minimo storico delle nascite dall’Unità d’Italia a oggi. La mancanza di strategie a lungo termine per un problema così complesso – aggiunge – disconosce il valore sociale della maternità che, invece, di fronte a questo allarmante calo delle nascite, merita adeguato riconoscimento e giusta dignità. Ciò significa, non solo garantire alle donne aiuti e sostegni economici, ma anche assicurare loro il diritto di scegliere per la costruzione di una famiglia e ricevere il sostegno necessario, in tutte le forme possibili. La maternità è un diritto – conclude Terenzi -. Diciamo mai all’inaccettabile bivio tra impegno lavorativo e famiglia, tra attivismo, rappresentanza, politica e cura dei figli”.