Congresso Usa proclama vittoria di Biden. America sotto shock, Trump rischia la rimozione

WASHINGTON (STATI UNITI) Il Congresso degli Stati Uniti d’America ha proclamato Joe Biden e Kamala Harris presidente e vicepresidente degli Stati Uniti al termine della seduta del Congresso a camere riunite per certificare i voti del collegio elettorale, vinto dal ticket dem con 306 voti contro i 232 di quello repubblicano. Ma l’America è sotto shock.

LE CONDANNE DELL’ASSALTO, TRUMP SEMPRE PIU’ SOLO

Aprendo la seduta, il vice presidente Usa Mike Pence ha condannato l’assalto dei sostenitori di Donald Trump. «Non avete vinto, la violenza non vince mai», ha detto.
A condannare l’operato di Trump anche altri dei suoi come Mike Pompeo che ha detto L’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti è inaccettabile. L’illegalità e le rivolte – qui o in tutto il mondo – sono sempre inaccettabili”. Il potente senatore repubblicano Lindsey Graham ha rigettato l’idea di istituire una commissione per esaminare le elezioni del 2020 e ha affermato che Joe Biden è il “presidente legittimo degli Stati Uniti”. Graham, un repubblicano della Carolina del Sud e alleato di lunga data del presidente Donald Trump, ha definito “un’idea straordinariamente cattiva” quella di ritardare l’esito delle elezioni”, facendo riferimento all’idea della commissione proposta dal suo collega repubblicano della Carolina del Sud, il senatore degli Stati Uniti Tim Scott. Graham si è chiamato fuori dicendo “Non contate su di me, quando è troppo è troppo”. E molti dello staff hanno iniziato a rassegnare le dimissioni.
L’ex direttrice delle comunicazioni della Casa Bianca, Stephanie Grisham, attuale portavoce e chief of staff della first lady Melania, si è dimessa in seguito all’assalto. E stanno valutando di lasciare anche il ministro dei Trasporti e il consigliere per la sicurezza Nazionale.
Nel frattempo un numero che sta crescendo ora dopo ora di leader repubblicani inizia a ritenere che il presidente uscente dovrebbe essere rimosso prima del 20 gennaio. Lo riporta Cnn, secondo la quale quattro repubblicani ritengono il 25/o emendamento la strada migliore, mentre altri, così come molti esponenti democratici, opterebbero per l’impeachment.

IL BILANCIO PROVVISORIO DEGLI SCONTRI 

Il bilancio provvisorio degli scontri nella manifestazione di protesta dei fan di Trump è di quattro morti, 13 feriti e 52 arresti a Washington, di cui 26 a Capitol Hill, secondo la polizia. Una manifestante è morta dopo essere stata colpita al petto da un colpo d’arma da fuoco dentro la sede del Congresso. Molti dimostranti pro Trump sono stati fermati per violazione del coprifuoco.
Intanto il sindaco di Washington Muriel Bowser ha esteso l’emergenza pubblica nella capitale americana per 15 giorni, ovvero fino al 21 gennaio, il giorno successivo al giuramento di Joe Biden. Resta in vigore anche il coprifuoco.

TRUMP BLOCCATO DAI SOCIAL

Gli account di Twitter, Facebook e Instagram di Donald Trump sono stati bloccati per diverse ore. Poco prima egli ha twittato: “Queste sono le cose che succedono quanto una vittoria elettorale a valanga è brutalmente strappata da patrioti trattati ingiustamente per molto tempo. Andate a casa”.

LE REAZIONI NEL MONDO 

Non si sono fatte attendere le reazioni in tutto il mondo a quanto accaduto. La violenza al Congresso è stato un momento di “grande disonore e vergogna” per gli Stati Uniti ma non “una completa sorpresa”, ha affermato l’ex presidente statunitense Barack Obama sottolineando che la violenza è stata la conseguenza di una “narrativa di fantasia” dei repubblicani. Ed è stata “incitata di un presidente che ha continuato a mentire sul risultato delle elezioni”.
L’ex presidente repubblicano George W. Bush ha condannato l’ “insurrezione” al Congresso degna – ha detto – di una “Repubblica delle banane”.
“Un assalto senza precedenti al Congresso, alla Costituzione e al Paese», ha rilevato l’ex presidente Bill Clinton, sottolineando che il «fiammifero è stato accesso da Donald Trump e dai suoi più ardenti sostenitori, inclusi molti in Congresso, per capovolgere il risultato delle elezioni che ha perso”.
“Credo nella forza delle istituzioni e della democrazia Usa. La transizione pacifica del potere è al centro. Joe Biden ha vinto le elezioni. Sono ansiosa di lavorare con lui come prossimo presidente degli Stati Uniti”. Così la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ritwittando la frase di Biden: “L’America è molto meglio di quello che stiamo vedendo oggi”.
“Scene vergognose all’interno del Congresso degli Usa”. Lo scrive Boris Johnson condannando l’irruzione dei sostenitori di Donald Trump. “Gli Stati Uniti sono un simbolo di democrazia nel mondo ed è vitale ora che ci sia un passaggio di poteri ordinato e pacifico” alla Casa Bianca, aggiunge il premier Tory britannico.
“La violenza è incompatibile con l’esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche”, le parole del premier italiano, Giuseppe Conte. 
“Le violenze contro le istituzioni americane sono un grave attacco contro la democrazia. Io le condanno”, ha scritto il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, in un tweet.
I canadesi sono “profondamente turbati” ha detto il premier Justin Trudeau “il nostro più stretto alleato e vicino, un attacco alla democrazia”. “La violenza non riuscirà mai a prevalere sulla volontà del popolo. La democrazia negli Usa deve essere sostenuta, e lo sarà”, ha aggiunto Trudeau.

AGGREDITO ANCHE IL GIORNALISTA RAI DI BELLA 

Durante gli scontri anche il giornalista di Rai News Antonio Di Bella è stato aggredito da un manifestante pro Trump mentre raccontava l’assalto al Congresso Usa del 6 gennaio. “Andatevene via, questa è casa nostra, le vostre sono solo fake news”, dice l’uomo ad Antonio Di Bella, che si rende immediatamente conto che non potrà portare avanti il collegamento, di fatto interrotto.

L’UNICO PRECEDENTE DEL 1814 QUANDO AD ASSALIRE IL PARLAMENTO FURONO LE TRUPPE BRITANNICHE 

Il Congresso di Washington, considerato il tempio della democrazia mondiale, è stato spesso al centro di manifestazioni di protesta ma l’irruzione dei seguaci di Donald Trump ha un solo precedente: “oltre due secoli fa e in un clima di guerra ben più insidioso di quello di oggi – riporta l’Ansa – Il 24 agosto 1814 truppe britanniche marciarono sulla capitale e diedero alle fiamme il palazzo del Parlamento, la residenza presidenziale e altri monumenti. Solo una pioggia torrenziale salvò quella volta il Campidoglio dalla distruzione totale. L’incendio devastò in particolare l’ala del Senato, la più vecchia dell’intero edificio. Le operazioni legislative proseguirono peraltro senza interruzione perché il presidente James Madison trasferì i lavori del Congresso in un albergo vicino.
L’azione britannica era stata una rappresaglia dopo che gli americani avevano dato alle fiamme la capitale canadese di York (oggi Toronto).

 

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