Bibiena gremito per l’incontro sulla strage di Bologna: “Violenza politica per boicottare la democrazia”

MANTOVA – La strage alla stazione dei treni di Bologna del 2 agosto 1980, una delle pagine più tragiche della storia dell’Italia Repubblicana, è stata al centro di un incontro pubblico che si è svolto oggi nel Teatro Bibiena di via Accademia. Fu una tragedia improvvisa e scioccante per la quale la ricerca della verità si è portata avanti fino ai giorni nostri. “Questo momento vuol far riflettere, per cercare di comprendere quali dinamiche hanno portato alla più grande strage italiana del secondo dopoguerra, la Strage di Bologna”, ha detto in apertura il presidente del Consiglio comunale di Mantova Massimo Allegretti che ha fortemente voluto l’incontro, organizzato dal Comune in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Mantova. Nel pubblico che ha gremito il teatro, tra le varie autorità istituzionali, era presente il sindaco Mattia Palazzi.

Tra le persone che hanno seguito da vicino le vicende legate all’atto terroristico e cercato di ricostruire la realtà dei fatti, individuando i responsabili e i mandanti, c’è l’avvocato di Parte Civile Andrea Speranzoni che è stato il relatore principale dell’importante appuntamento. Speranzoni si è occupato di processi relativi all’eversione di destra in Italia e reati di terrorismo. Dal 2008 collabora con la cattedra di Procedura penale europea e sovranazionale presso il Dipartimento dei sistemi giuridici ed economici dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, ed è inoltre coautore di varie pubblicazioni sul tema.

“Dal processo ai mandanti, che non è ancora concluso – ha detto Speranzoni – emerge che è stata messa in atto una strategia basata sulla violenza politica per condizionare la democrazia in Italia. Questa strategia ha colpito la città di Bologna, uno dei centri nevralgici della vita politica e civile del Paese”.

Oltre ad Allegretti, a dialogare con l’avvocato Speranzoni sul palco del Bibiena, pieno di pubblico per l’occasione, c’era il professore di Sociologia Politica presso l’Università di Strasburgo Piero Simeone Colla, già ospite della nostra città in occasione del “Giorno del Ricordo”.

L’incontro, quindi, ha cercato di rendere accessibile, a tutti, gli elementi di solidità della sentenza sul quinto uomo della strage e sui mandanti e finanziatori della stessa.

“Oggi dopo 43 anni la sentenza della Corte d’Assise di Bologna si è pronunciata sul quinto attentatore, Palo Bellini. I condannati – ha ricordato Allegretti – come mandanti, finanziatori e organizzatori della Strage sono: Licio Gelli (capo della Loggia P2), Umberto Ortolani (suo braccio destro), Federico Umberto D’Amato (ex capo dell’ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno) e Mario Tedeschi (ex direttore del giornale “il Borghese” ed ex parlamentare dell’Msi).

Noi siamo qui, dunque – ha concluso il presidente –, per dare un contributo di conoscenza e di riflessione verso un fatto lacerante del nostro tessuto civile. Qualcuno scientemente ideò, pianificò e pose in essere una guerra a bassa intensità all’interno della propria società, accettando di uccidere inermi al fine di ritardare e boicottare il normale svolgersi della democrazia in Italia. La violenza come strumento di lotta politica; l’antitesi della democrazia”.

Nell’attentato del 2 agosto 1980, nella stazione centrale di Bologna morirono 85 persone e altre 200 rimasero ferite. Ogni anno, il Paese intero, ricorda quella tragedia con una sentita e partecipata cerimonia nel capoluogo emiliano.

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