Covid, Ats: “nelle Rsa si moriva 11 volte di più”. M5S “lo studio tenuto in un cassetto”. I sindacati: “risultati mai resi pubblici”

Sottosegretario Costa: in decreto Aperture emendamento per la ripresa visite anziani Rsa
MANTOVA – In provincia di Mantova allo scoppio della pandemia da Covid-19 gli anziani con almeno 75 anni 51.170 di cui 3.202 erano ospiti nelle Rsa, corrispondenti al 6,6%. Eppure all’interno di questa percentuale così piccola si è concentrato il 40,3% dei 1790 decessi avvenuti in questa fascia di età: sono stati 723 i morti nel primo quadrimestre 2020 all’interno della Case di riposo contro i 1.067 al di fuori. 
E’ quanto emerge dall’indagine “L’eccesso di rischio di morte nelle residenze sanitarie
assistenziali prima e durante l’epidemia di Covid-19 nelle province di Mantova e Cremona” svolta dall’Osservatorio Epidemiologico dell’Ats Val Padana e ora pubblicata sulla autorevole rivista scientifica “Epidemiologia e Prevenzione”.
Lo studio giunge alla conclusione che nelle Rsa i morti di Covid sono stati 11 volte tanto rispetto a quelli fuori, anche se “tolto l’effetto di confondenti demografici e inerenti allo stato, il rischio di morire in Rsa rispetto alla popolazione non istituzionalizzata era circa 2-3 volte maggiore prima dell’epidemia Covid-19 e quasi 7 volte durante la stessa. L’epidemia ha aumentato del 60% il rischio di morte nella popolazione non istituzionalizzata di 75 anni e oltre e lo ha raddoppiato nelle Rsa. A una maggiore incidenza corrisponde una mortalità più elevata e un maggior divario tra residenti in RSA e non residenti in Rsa”.

DEGLI ANGELI E FIASCONARO (M5S): “PERCHE’ LO STUDIO E’ RIMASTO NEL CASSETTO?”

Sui risultati dello studio è intervenuto il consigliere regionale del M5S di Cremona Marco Degli Angeli che, dalle pagine del Corriere della Sera, evidenzia tutta la gravità dei dati che certificano come il rischio di morte, nella prima fase della pandemia, sia stato di 11 volte più alto per gli anziani delle Rsa rispetto a quelli a casa. 
E poi il consigliere si chiede, dichiarazioni condivise col collega di Mantova Andrea Fiasconaro” perchè questo studio finora “sia rimasto nel cassetto” e dichiara: “c’è timore nell’ammettere il fallimento di un sistema sanitario che ha abbandonato le Rsa a sé stesse, come dichiarato anche dai direttori delle Rsa stesse nei diversi questionari e nelle diverse interviste? Che capacità di controllo e monitoraggio ha la struttura pubblica nei confronti delle Rsa? Oltre al controllo burocratico e sanzionatorio quali azioni proattive e di supporto ha avuto la Sanità regionale nel confronto delle Residenze?”

Chiederemo con una interrogazione all’assessore Moratti se il suo assessorato fosse o meno a conoscenza di questo studio e la ragione della mancata divulgazione pubblica da parte di Ats dei risultati tanto attesi di questo importante studio che per interesse scientifico vanno anche ben oltre il nostro territorio – continua i due consiglieri – Perché questo timore e ritardo nel diffondere dati così importanti e che dovrebbero essere patrimonio informativo della nostra comunità, che è stata così fortemente colpita. Chiederemo inoltre che questo studio diventi patrimonio della commissione d’inchiesta sulla sanità lombarda per i fatti avvenuti durante la prima ondata covid”

CGIL, CISL E UIL CHIEDONO UN INCONTRO URGENTE AD ATS: “PERCHE’ I DATI NON CI SONO MAI STATI FORNITI NONOSTANTE LE NUMEROSE RICHIESTE?” 

Alla luce dell’articolo del Corriere della Sera, anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Mantova Daniele Soffiati, Dino Perboni e Paolo Soncini (quest’ultimi due segretari anche di Cremona) con il collega della Cgil di Cremona Marco Pedretti, sono intervenuti con un comunicato unitario in cui sottolineano: “relativamente alla studio epidemiologico sui decessi nella Rsa superiore di 11 volte rispetto al resto della popolazione, nella giornata odierna abbiamo fatto richiesta d’incontro urgente all’Ats e per conoscenza alle due Prefetture di Cremona e Mantova. Con le seguenti richieste:

avere contezza di questi risultati, che nelle diverse riunioni con Ast Valpadana non ci sono mai stati presentati, pur a fronte delle molteplici richieste di essere messi a conoscenza dell’incidenza della mortalità presso le Rsa a seguito del Covid;

copia della ricerca;

motivazioni per le quali la stessa indagine non è stata resa pubblica ai cittadini e alle famiglie cremonesi e mantovane che hanno patito dolore e sconforto dalla perdita dei loro cari”.