Covid: “di questo passo i lombardi vaccinati in circa tre anni” “Vanno triplicate le vaccinazioni”

Ritardi vaccini:

Diecimila vaccinazioni al giorno per circa 10 milioni e mezzo di persone. Con questo ritmo ci vorrebbero circa tre anni per vaccinare tutti i cittadini lombardi contro il Covid.
Tra i primi a fare i conti in un post su twitter è stato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha scritto: “Per vaccinare entro settembre il 70% dei lombardi, vale a dire 7 milioni di persone, servono 30.000 vaccinazioni al giorno (escludendo le domeniche), al netto dei richiami: non 10.000. Con 10 mila al giorno – quante ne ha previste Regione Lombardia – finiamo tra due anni”.
Insomma non passa giorno senza che Regione Lombardia esca con le ossa rotte dalla vicenda vaccini, almeno in questa primi fase. E ormai sembra che anche nella maggioranza siano sempre più numerose le perplessità nei confronti dell’assessore al welfare Giulio Gallera, ad iniziare da quelle della Lega, come dimostrano le dichiarazioni dello stesso leader del Carroccio Matteo Salvini.
“Un tecnico al posto di Gallera? Si va verso una Lombardia che corre. Non dò giudizi sui singoli, mi interessa la squadra. Anche come Lega porteremo qualcuno che ha ricoperto incarichi di governo nei mesi scorsi, perché per noi, se la Lombardia corre, corre tutta Italia. Quindi, punteremo tantissimo sul rilancio della Regione. Non do nomi, cognomi e indirizzi. Se pazientate qualche ora, avrete le risposte”. Così Salvini, a margine della visita all’ospedale in Fiera, a Milano, sull’imminente rimpasto di Giunta a Palazzo Lombardia. Tra i nomi in circolazione, dei quali è stato chiesto a Salvini, ci sono Gian Vincenzo Zuccotti, Letizia Moratti e Giancarlo Giorgetti.
Contro la gestione del piano vaccini si erano fatti sentire già nei giorni scorsi i Cinque stelle e ora è il Pd, attraverso la segreteria della Città metropolitana a dichiarare: “Gallera e Fontana sono due facce della stessa medaglia, e cioè del fallimento della Regione Lombardia nella gestione della pandemia. Ecco perché scaricare l’assessore al welfare (attraverso il proprio capo politico Salvini) di cui si sono condivise scelte e responsabilità fino ad ora, equivale a scaricare se stessi”.