L’allarme coronavirus sarebbe scattato un mese prima del caso Codogno: giovedì 23 gennaio. È il giorno in cui l’assessore al welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, dopo aver ricevuto una circolare del Ministero della Salute che informa del rischio di un’emergenza per epidemia, convoca la prima riunione della task force della Sanità lombarda per elaborare il piano preventivo contro il coronavirus. A riportarlo è oggi La Stampa.
Gallera annuncia l’elaborazione di un “raccordo operativo” con medici di base e pediatri del territorio. “Abbiamo nelle scorse ore emanato alcune indicazioni procedurali importanti per i medici di base e per gli specialisti ospedalieri, in costante raccordo con il Ministero della Salute”.
Quelle “linee guida” però, come dichiara il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, “ai medici di base non sono mai arrivate. E non abbiamo mai avuto notizia del lavori della task force. Peccato, abbiamo perso un mese per prepararci all’emergenza”.
L’indagine della procura di Milano sui morti nelle case di riposo lombarde sta valutando anche quel che è successo in quei giorni e quali siano le responsabilità di quel che è accaduto, perchè dunque non vi sarebbero state comunicazioni da Milano al resto della regione.
Solo un mese dopo la riunione della task force Regione Lombardia si sarebbe realmente attivata, quando scoppia il caso Codogno.
La prima circolare ricevuta dai medici di base sarebbe del 23 febbraio, due giorni dopo Codogno. Ma nel documento della Regione “non ci sarebbero state neanche indicazioni sui sintomi della malattia”.