ROMA – Didattica a distanza per tutte le scuole nelle zone rosse e una modulazione delle misure variabile però in base a comuni o province e non soltanto su base regionale, a seconda dell’incidenza dei contagi, con una rivalutazione della situazione ogni 7 giorni.
E’ quanto emerge, dalle ultime riunioni del Comitato tecnico scientifico, che stilerà un verbale da inviare al governo dal quale potrebbero arrivare indicazioni in vista del nuovo Dpcm.
Dunque i governatori possono prendere decisioni sulle scuole, quindi chiudere istituti scolastici in province ad alto rischio contagio, come del resto sta già accadendo in questi giorni laddove si sono verificati focolai.
C’è poi una terza indicazione sul quale si è aperta una discussione tra gli esperti del Cts: legare la chiusura delle scuole a un dato certo e sono stati indicati 250 contagi ogni 100.000 mila abitanti come limite oltre il quale, anche in zona gialla o arancione, gli istituti devono rimanere chiusi. Ad oggi, solo il Trentino Alto Adige supererebbe questa soglia. Ci sarebbero diversi esperti, esterni però al Cts, che indicherebbero una quota di 100 mila contagi ogni 100 mila abitanti.
Il Cts sottolinea altresì l’importanza “di garantire quanto più possibile l’attività didattica in presenza” nelle zone arancioni tranne per quelle aree ritenute “ad alto rischio”. Nelle zone arancioni dove i parametri non registrano alcun peggioramento, i protocolli rimarrebbero quelli noti: didattica in presenza dal 50 al 75%, anche se al momento nessuna regione ha usato la percentuale massima. Stesso discorso in zona gialla o bianca
Al verbale sarà allegato uno studio Iss in merito al quadro contagi-scuole.