De Donno: “folle aver solo pensato che Pisa possa essere capofila della sperimentazione del plasma”

MANTOVA – Lui non si spiega perché Aifa e Istituto Superiore di Sanità avessero indicato Pisa quale capofila della sperimentazione del plasma iperimmune e come al solito il primario della Struttura di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova Giuseppe De Donno non usa giri di parole. In una intervista rilasciata a Panorama afferma :”Ritengo folle solo il fatto di averlo pensato. Il primario delle malattie infettive di Pisa ha dichiarato di aver trattato solo due pazienti, mentre a Mantova solo oggi ne ho arruolati cinque, lui pochi giorni fa ha dovuto acquistare i macchinari per l’attivazione dei germi patogeni e i kit, mentre noi li abbiamo perché è un’attività che facciamo da sempre”.
De Donno torna sul fatto che le Istituzioni nazionali siano tornate a indicare Pavia come “principal investigator” (vedi anche: Plasma: a Mantova e Pavia riassegnato il loro ruolo. Lo studio pubblicato sul più grande registro di sperimentazioni cliniche) dopo l’interessamento di Regione Lombardia e dichiara che questa sarebbe stata la scelta logica che andava presa sin dall’inizio “senza obbligare un piccolo pneumologo di campagna a fare di tutto per richiamare l’attenzione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Agenzia italiana del farmaco (AIFA) e Ministero della Salute su chi da due mesi usa il plasma per salvare vite umane. Finalmente Mantova, Cremona, Crema e Bergamo, le città con maggiore esperienza nel trattamento del coronavirus hanno ottenuto un ruolo che spetta loro per motivi etici e di esperienza”.
De Donno torna a puntare il dito accusatore contro la politica incapace secondo lui di dare una risposta univoca al punto che oggi per poter utilizzare il plasma “devo chiedere l’autorizzazione al Comitato etico, compilare cinque moduli e una relazione paziente per paziente, come se nel mentre le persone non morissero”.
Il medico in ogni caso è un fiume in piena ed è tornato a calarsi nelle vesti di “social doc” che lo hanno contraddistinto negli ultimi due mesi, al punto che già questa mattina presto il primo post della giornata sul suo profilo torna sulla questione plasma e scrive che “chi voleva nasconderne il ruolo nella cura del Covid ha perso”.
De Donno informa anche che tre suoi lavori che aveva sottomesso alla comunità scientifica sono stati accettati. Uno con encomio. Bene io proseguo per la mia strada”.
E quella del pneumologo di Curtatone è una strada che lui stesso ammette, con l’emergenza Covid, ha preso una direttrice diversa. Lui è una persona diversa che non tornerà più ad essere quello di prima e spiega il perché: “Ho visto troppa morte – dice nell’intervista – ho visto anche la morte evitabile e questo pensiero mi ossessiona tutte le notti e non mi fa dormire”.
Intanto tra due giorni De Donno sarà a Roma in commissione Salute del Senato 
e prenderà parte alle audizioni programmate per la fase 2, per illustrare il percorso di sperimentazione intrapreso all’ospedale Carlo Poma”