Plasma: a Mantova e Pavia riassegnato il loro ruolo. Lo studio pubblicato sul più grande registro di sperimentazioni cliniche

Covid, al Poma per i malati servono 10 sacche di plasma al giorno. Mamme e persone trasfuse non possono donare

MANTOVA – La collaborazione sul plasma iperimmune tra Mantova e Pavia dunque continuerà come confermato oggi durante la conferenza stampa convocata a Milano da Regione Lombardia per illustrare i risultati della sperimentazione condotta dai due centri. E proprio in occasione dell’incontro con i media è emerso chiaro il legame importante instauratosi tra gli sperimentatori del Policlinico San Matteo di Pavia e quelli dell’ospedale Carlo Poma di Mantova.
I dati preliminari del resto sono molto positivi con la mortalità passata dal 15 al 6% (ricordiamo che a Mantova la mortalità è stata addirittura azzerata tra i pazienti inseriti nel protocollo). Tutti gli obiettivi primari e secondari dello studio sono stati raggiunti (vedi anche l’articolo: Arriva la banca del plasma iperimmune. Il progetto grazie alla sperimentazione di Mantova e Pavia. Mortalità ridotta al 6%)
Ma al termine di questa giornata convulsa iniziata con Mantova che sembrava essere stata esclusa dalle sperimentazioni sul plasma e conclusa invece con l’annuncio di nuovi protocolli a cui il Policlinico San Matteo e il Carlo Poma lavoreranno insieme, anche con Brescia e Bergamo, l’altra considerazione da fare è quella che Mantova e Pavia hanno riavuto il loro ruolo e la sperimentazione è stata riaffidata ai centri con il maggiore background culturale su questo fronte. Pavia sarà l'”investigator” principale avendo anche un’università e quindi un centro di ricerca e Mantova il “co-investigator”, esattamente come era nella prima fase.
Durante la conferenza stampa odierna è stato citato anche lo studio di Pavia e Mantova già pubblicato su ClinicalTrials.gov (https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT04321421?term=plasma+pavia&draw=2&rank=1)
Si tratta del più grande registro di studi clinici. È gestito dalla National Library of Medicine degli Stati Uniti presso il National Institutes of Health ed è il più grande database di sperimentazioni cliniche, con registrazioni da oltre 329.000 studi da 209 Nazioni.
Proprio allo studio pubblicato su ClinicalTrials.gov ha fatto riferimento anche il primario di pneumologia del Poma Giuseppe De Donno il cui ultimo post su Facebook di questa mattina ha avuto un immediato effetto mediatico tanto che è stato ripreso da agenzie di stampa e testate giornalistiche. E molto probabilmente è arrivato anche sul tavolo del Ministro della Salute visto l’evolversi poi della giornata.
“Mentre gli altri fanno polemica, noi continuiamo a lavorare per abbattere l’unico nemico: il Covid-19 – scrive De Donno nel post – Ormai è ufficiale, il 25 marzo abbiamo depositato il nostro trial di ricerca sul siero iperimmune del paziente convalescente. È il 1° trial del mondo occidentale, è come un brevetto, è marmo scolpito di certezza. Quando io affermo qualcosa è condito dalla verità e dal supporto di fatti che tutti possono verificare. Qui si va avanti, caro collega Franchini – dice rivolgendosi al primario del Centro Trasfusioni dell’ospedale di Mantova – qui non arretriamo di un millimetro!”