Decreto Natale, Confcommercio Mantova: “L’ennesima beffa”

Il Direttore generale Confcommercio Mantova, Nicola Dal Dosso

MANTOVA – “Se fossimo nel romanzo di Dickens, il Canto di Natale, questo lo potremmo titolare il Natale della beffa”. Utilizza questa immagine Nicola Dal Dosso, direttore di Confcommercio Mantova per commentare il decreto Natale varato dal Governo “con il solito tempismo del venerdì sera” che contiene misure ancora più stringenti per le festività natalizie.

“Questo provvedimento cade come una mazzata sulle nostre imprese e sui nostri comparti, che si erano preparati d organizzati ad uno spiraglio di riaperture nel mese di dicembre. Il Governo ci regala un panettone amaro. Ci avviamo alla conclusione di un 2020 drammatico da tutti i punti di vista, che ha massacrato la nostra economia e in primis i settori del commercio, turismo e dei servizi. Ricordo che le nostre imprese stanno perdendo dal 50 all’80% del fatturato”.

E Fipe-Confcommercio Mantova (sigla che rappresenta i pubblici esercizi) sottolinea come, ancora una volta, è il settore della ristorazione a pagare il prezzo più alto. “Il governo ancora una volta decide di scaricare l’onere della riduzione del contagio sui pubblici esercizi, sottoposti da ottobre ad uno stillicidio di provvedimenti – afferma Giampietro Ferri, numero uno di Fipe – Che si tratti di zone rosse o arancioni per noi significa una cosa soltanto: bar, ristoranti, pasticcerie, gelaterie resteranno chiusi dal 24 dicembre al 6 gennaio. Un periodo che da solo vale circa il 20% del fatturato di un intero anno. In sostanza il governo, con questa decisione, si assume la responsabilità di decretare la morte di un settore fondamentale per i valori economici e sociali che esprime. Senza adeguati e immediati ristori per tante, troppe aziende del settore sarà impossibile reggere ai nuovi ingenti danni che le limitazioni determineranno. Rimangono due sensazioni poco gradevoli. La prima, più generale, è quella di un Paese stanco, stanco di reagire, persino di capire che, spossato da incertezze e instabilità, sta perdendo il senso e la rotta. La seconda, che riguarda i pubblici esercizi, che è la perdurante impressione di uno spiacevole pregiudizio che lo accompagna, con la fastidiosa distinzione tra attività economiche essenziali e non essenziali che finisce per oscurare la realtà”.

Duro anche il commento degli albergatori: “Il decreto Natale infligge  l’ennesima batosta per le nostre imprese – afferma Gianluca Bianchi, presidente di Federalberghi Confcommercio Mantova – In dieci dei quattordici giorni che vanno da Natale all’Epifania gli italiani dovranno restare in casa, mentre negli altri quattro sarà in ogni caso vietato uscire dal proprio comune. Una presa in giro per quegli imprenditori che avevano fatto sforzi enormi per mantenere gli alberghi aperti nonostante il divieto di spostarsi da una regione all’altra, le terme chiuse, l’obbligo di cenone in camera e mille altre regole incomprensibili. Il decreto stanzia 650 milioni di euro per tutelare, com’è giusto, i bar e i ristoranti, ma dimentica completamente gli alberghi, che hanno subito danni ancora maggiori”.

Il contraccolpo riguarderà l’intera economia e sarà forte: in un anno normale, tra Natale e l’Epifania si sarebbero messi in viaggio più di 18 milioni di italiani, attivando un giro d’affari di circa 13 miliardi di euro, che interessa tutte le componenti della vacanza: non solo alberghi ma anche trasporti, divertimenti e cibo.

Il calo delle presenze turistiche rilevato dal centro studi di Federalberghi è stato del 60,9% a ottobre, per poi schizzare -80,9% a novembre. E il preconsuntivo del mese di dicembre non lascia grande spazio alle speranze: saremo fortunati se ci sarà il 10% delle presenze del 2019.”

“I decreti ristori, la legge di bilancio e il Recovery plan, tre strumenti di importanza strategica che hanno occupato l’agenda politica degli ultimi giorni, non dedicano al nostro settore l’attenzione che gli sarebbe dovuta in ragione del peso esercitato all’interno dell’economia nazionale e dei gravi danni subiti a causa della pandemia” conclude Bianchi.

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