Delitto Mora, l’appello ribalta la sentenza: 5 ergastoli per i giostrai

Uccise il figlio della compagna: la Corte d'Appello riduce la pena

BRESCIA –  La Corte d’appello di Brescia ha ribaltato la sentenza del 2019 di Mantova sul delitto Mora, il gioielliere di Suzzara freddato a colpi di pistola il 19 dicembre 1996 a seguito di un tentativo di rapina nel suo negozio, e ha proclamato 5 ergastoli.
In primo grado i cinque erano stati assolti per non aver commesso il fatto in base al secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale.
La Corte d’Appello ha confermato l’accusa di omicidio volontario sostenuta dalla procura generale di Brescia nei confronti di Danilo Dori, 57 anni, ritenuto dagli inquirenti la mente del sodalizio criminale che quel giorno del dicembre di quasi 25 anni fa era assente alla spedizione; Adriano Dori, 47 anni, Giancarlo Dori, 55 anni, Stefano Dori, 50 anni e Gionata Floriani, 43 anni, tutti componenti della medesima famiglia di giostrai nomadi domiciliati tra le province di Firenze, Torino, Vicenza, Padova e Gorizia.
Il caso dell’omicidio di Gabriele Mora era rimasto irrisolto per circa vent’anni.
Il giorno della rapina l’uomo, nel tentativo di proteggere la moglie dall’assalto dei malviventi armati, aprì il fuoco e colpì uno dei rapinatori, l’allora 25enne veronese Rudi Casagrande, poi abbandonato agonizzante dai complici fuori dall’ospedale di Thiene. Il gioielliere suzzarese venne però a sua volta raggiunto da sei proiettili e morì all’istante. Le rivelazioni di un nomade alcuni fa e le successive intercettazioni telefoniche avevano portato così all’iscrizione sul registro degli indagati i cinque giostrai veneti.
Un classico cold case dunque risolto grazie alle grandi capacità investigative dei carabinieri del nucleo investigativo di Mantova, guidati dal tenente Claudio Zanon, e dai magistrati che hanno ripreso in mano le indagini. 
Cinque eragostoli dunque per gli assassini del gioielliere fatta eccezione che per il giostraio colpito a morte da Mora. Per lui il reato è stato derubricato in omissione di soccorso e quindi prescritto.