Don Renato Pavesi: “governo, un gioco di rimbalzi mentre muoiono di Covid 500 persone al giorno”

Don Renato Pavesi:

E’ una riflessione sull’attuale momento politico ma anche sociale quella che propone Don Renato Pavesi, rettore della basilica di Sant’Andrea di Mantova, e da sempre attento osservatore dei fenomeni della nostra società. Una riflessione la sua che parte dal momento contingente e ne affronta le necessità più immediate ma pone sul tavolo anche quelle che saranno le sfide più importanti in futuro per le nostre comunità.

Un amico mi gira un appello a Mattarella, ai parlamentari, alle forze politiche, a tener conto della drammatica situazione attuale e a procedere perciò rapidamente alla formazione un governo di unità nazionale con a capo Mario Draghi.
Non lo firmo perché non vedo la possibilità che gli attuali partiti presenti in Parlamento possano agire insieme e non credo ai salvatori della patria. Mi piace però però l’idea di milioni di cittadini che “assediano” con altrettanti milioni di messaggi a ripetizione i rappresentanti del popolo perché ci diano un governo decente, non cioè capace di governare i virus vari che si alternano sulla scena e di prendere e spendere i soldi che ci dà l’Europa.
Purtroppo la crisi di governo strisciante che si era aperta già a dicembre e quella formale di qualche giorno, a noi cittadini, lettori più o meno attenti di giornale o spettatori di TV, può aver provocato solo scoramento o rassegnazione, piuttosto che rabbia e voglia di fare. Al di là di buone ragioni e giuste critiche al governo, il tutto può facilmente essere apparso confuso e incomprensibile, creando ancor più distacco dalla politica e non ce n’era bisogno. Sarà il proporzionale oppure sarà la modestia e l’inconcludenza dell’attuale ceto politico, ma fa dispiacere e provoca sconforto assistere a una melina, a un gioco di rimbalzi che riporta sempre la palla al centro, mentre muoiono 500 persone al giorno di COVID e negozi e aziende chiudono. Purtroppo è probabile che tutto questo rifletta la situazione della nostra società.
Anche i molti che prima da fuori attaccavano la Casta, una volta entrati nella stanza dei bottoni o non li hanno ancora trovati o non li sanno schiacciare. Per questo, purtroppo, un sussulto unanime dei cittadini o della società civile che “assedia” il fortilizio della politica per chiedere scelte rapide ed efficienti non è alle porte. Si racconta di un’elezione di papa durante la quale i cardinali non riuscivano a mettersi d’accordo ed allora i cittadini romani circondarono la sede del conclave, dicendo: di qui non uscite finché non avete eletto il papà e finirono per eleggerlo. Ci vorrebbe oggi qualcosa del genere, ma non ci sono più i cittadini romani di allora.
Speriamo che la saggezza di Mattarella, nell’immediato ci dia un governo. Ci incombe, certo in tempi più lunghi, un lavoro di rifacimento del tessuto sociale frammentato e diviso che è il vero compito che ci sta davanti. Il problema è trovare i luoghi di questo lavoro. Nella società ci sono responsabili, costruttori e volonterosi, ma bisogna ridare loro voce.

Don Renato Pavesi

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