Embolia polmonare nei pazienti con COVID-19, studio retrospettivo al Poma: 11 casi su 92 positivi

Primo paziente all'ospedale di Mantova positivo al coronavirus. E' ricoverato in rianimazione

MANTOVAUno studio sul trattamento dell’embolia polmonare condotto dai professionisti del Poma, guidati da Cleante Scarduelli, già responsabile della struttura di Riabilitazione Specialistica Cardiorespiratoria.

Lo studio, compiuto dal 27 febbraio al 20 aprile 2020, ha lo scopo di valutare la prevalenza di embolia polmonare su un campione di 92 pazienti con Covid-19 e grave insufficienza respiratoria, ricoverati in Terapia Intensiva Respiratoria e trattati con dosi intermedie o piene di enoxaparina. Un lavoro significativo, che ha visto la collaborazione fra gli specialisti del Poma e i colleghi di Bologna ed è stato pubblicato sulla rivista internazionale Monaldi Archives for Chest Disease.

La maggior parte dei pazienti con Covid-19 presenta lievi sintomi come febbre, tosse, brividi, dolori muscolari e perdita di gusto e olfatto. Tuttavia, una percentuale significativa (10-29 per cento) di pazienti ospedalizzati sviluppa una grave insufficienza respiratoria e una sindrome da distress respiratorio acuto che richiedono l’ammissione alla terapia intensiva.

La tromboembolia venosa è ora riconosciuta come uno dei rischi cardiovascolari predominanti nei pazienti con Covid-19. I pazienti con Covid-19 severo hanno anche spesso delle coagulopatie con una predisposizione alle tromboembolie arteriose e venose e pertanto possono trarre beneficio dalla terapia anticoagulante.

Studi recenti hanno dimostrato un’alta prevalenza di tromboembolia venosa in pazienti con Covid-19 ammessi alla terapia intensiva, in particolare trombosi venose profonde degli arti  inferiori  ed embolie polmonari. Il dato riportato per la frequenza di tromboembolia venosa sintomatica in pazienti Covid-19 è del 27 per cento.

Nell’ambito dello studio mantovano, 22 pazienti (24 per cento) sono stati sottoposti ad angio-TAC polmonare (CTPA): l’embolia polmonare è stata confermata in 11 casi (12 per cento).

Si tratta di uno studio retrospettivo e il campione utilizzato è ristretto. Nonostante questi limiti è possibile concludere che il trattamento a base di enoxaparina effettuato, potrebbe essere all’origine della minor prevalenza di embolia polmonare rispetto a precedenti studi eseguiti  con pazienti similari.

Sono in corso studi randomizzati controllati per valutare il rapporto rischi-benefici  del trattamento anticoagulante in pazienti con COVID 19. Per ASST Mantova hanno partecipato alla ricerca: il direttore della Pneumologia Giuseppe De Donno con i medici della sua équipe Francesco Inglese, Massimiliano Beccaria, Fabio Spreafico, Martina Garuti, Antonietta Pecoriello, Giulia Cervi, Graziana Greco ; Giuseppe Lucchini, del Servizio Biostatistico.

 

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