Farmaci letali a due pazienti: vive a Mantova e ha lavorato al Poma il primario di Montichiari arrestato

Carlo Mosca torna in servizio ma la Procura ricorre in appello

MANTOVA – Vive a Mantova e ha lavorato per tre anni all’ospedale Carlo Poma Carlo Mosca, il primario del Pronto Soccorso dell’ospedale di Montichiari  arrestato con l’accusa di aver somministrato farmaci letali a due pazienti Covid  il marzo scorso. Al Poma ha lavorato dal 2014 al 2017 come  Dirigente medico di I livello presso Struttura Complessa di Pronto Soccorso,  svolgendo mansioni di medico d’urgenza anche in Osservazione Breve Intensiva (Obi) e Medicina d’urgenza. 47 anni, originario di Cremona, le sue prime esperienze da medico le ha maturate invece agli Spedali Civili di Brescia, quindi dopo Mantova l’approdo a Montichiari  prima in qualità di libero professionista poi come Dirigente medico di I livello al pronto soccorso. Dal 2018 è stato nominato primario dello stesso reparto.
E’ accusato di aver intenzionalmente somministrato farmaci a effetto anestetico e bloccante neuromuscolare causando la morte di due pazienti ricoverati per Covid. Accusa che ha portato al suo arrestato da parte dei carabinieri dei Nas  in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari ordinata dal gip del Tribunale di Brescia. Il medico si trova infatti ai domiciliari per il rischio di reiterazione del reato con l’accusa di omicidio volontario.
I fatti risalgono a marzo scorso, nel momento in cui l’epidemia è esplosa. I
I Nas di Brescia, a maggio poi, raccogliendo ed elaborando indicazioni circa la possibilità che il decesso di alcuni pazienti fosse stato causato da pratiche mediche assunte consapevolmente dal medico, hanno immediatamente avviato un’indagine, d’intesa con la Procura della Repubblica bresciana. Anche mediante il supporto di accertamenti tecnici di medicina legale disposti dall’Autorità giudiziaria, le attività investigative hanno consentito di analizzare le cartelle cliniche di numerosi pazienti deceduti in quel periodo per Covid-19, riscontrando in alcuni casi un repentino, e non facilmente spiegabile, aggravamento delle condizioni di salute.
Tre salme sono state riesumate per essere sottoposte ad autopsia e analisi tossicologiche. Le indagini hanno rilevato, all’interno di tessuti ed organi di una di loro, la presenza di un farmaco anestetico e miorilassante comunemente usato nelle procedure di intubazione e sedazione del malato che, se utilizzato al di fuori di specifici procedure e dosaggi, può determinare la morte del paziente. Inoltre, nelle cartelle cliniche dei deceduti oggetto di verifica non compare la somministrazione di quei medicinali (indicata invece nelle cartelle di pazienti poi effettivamente intubati) tanto da ipotizzare a carico dell’indagato anche il reato di falso in atto pubblico.
La notizia sta destando molto sgomento ovunque, ma in particolare nell’alto mantovano,
 dove diverse persone contagiate da Covid erano state ricoverate proprio all’ospedale di Montichiari, dopo essere passate per il Pronto Soccorso guidato da Mosca.
Il primario, nel giugno scorso, aveva rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui aveva descritto la sua vita in trincea nel primo periodo della pandemia.
“Mi è stata data la camera di un B&B a Montichiari, ho passato lì la prima notte il 24 febbraio. E da mia figlia e dalla mia compagna, che vivono a Mantova, sono tornato il 3 maggio …. Ogni turno di lavoro, soprattutto nel periodo di picco di metà marzo, era una battaglia «per cercare di salvare più vite possibili……. c’erano così tanti malati che a Montichiari a un certo punto sono stati costretti a trasformare anche la mensa in un reparto con 30 letti e l’ossigeno”.
Il carico di lavoro di quel periodo, aveva ricordato Mosca, era tale che “spesso a casa chiamavo dopo le 21.30, a volte non telefonavo. La testa era sempre all’ospedale, ai pazienti, al da farsi”. A giugno, quando aveva rilasciato l’intervista a fine emergenza della prima ondata, aveva dichiarato come sentisse ancora il fischio dell’ossigeno delle tubazioni dei pazienti in terapia intensiva: “Lo sento ancora – aveva detto -, anche adesso che è tutto spento”.

Avrebbe ucciso due pazienti Covid con farmaci letali: arrestato il primario del Pronto Soccorso di Montichiari