Tocca anche la provincia di Mantova insieme a quelle di Salerno, Napoli, Potenza, Roma, Chieti, L’Aquila, e Milano, l’operazione della Guardia di Finanza che sta eseguendo un decreto di sequestro da oltre 128 milioni di euro.
L’indagine dei finanzieri, che ha visto impegnati dall’alba duecento militari delle Fiamme Gialle, ha consentito di smantellare due organizzazioni criminali operanti nel Salernitano, che commercializzavano carburante adulterato importato dall’estero eludendo il pagamento delle imposte. Le indagini riguardano persone fisiche e società a vario titolo coinvolte in una maxi frode fiscale legata al contrabbando internazionale di prodotti petroliferi. Contestati anche i reati di autoriciclaggio ed intestazione fittizia di beni. Quattro persone sono state arrestate dai finanzieri. Tra gli indagati a piede libero ci sarebbero anche dei mantovani.
Tra i beni sequestrati figurano anche 27 veicoli commerciali utilizzati per il trasporto dei carburanti, quote societarie, i compendi aziendali di 9 imprese, 2 depositi commerciali, 10 impianti di distribuzione e un’imbarcazione di lusso.
Gli indagati ostentavano le ricchezze accumulate come auto di lusso quali Lamborghini e Porsche, rigorosamente intestate a società estere, sfoggiate in occasione delle inaugurazioni dei distributori di carburante via via acquistati. Già a partire dal 2018, gli approfondimenti della Guardia di Finanza avevano consentito il sequestro di 13 autocisterne con oltre 500.000 litri di prodotto petrolifero di contrabbando e l’arresto in flagranza di 4 soggetti. Gli accertamenti sono stati avviati verso la fine del 2017, a seguito di alcune anomalie emerse in merito ad un traffico di carburante proveniente dall’Est Europa, venduto in Italia sfruttando un meccanismo fraudolento che portava ad evitare il pagamento delle imposte dovute. Nello specifico, secondo quanto ricostruito dai Finanzieri, gli indagati, nell’arco di soli due anni (tra il 2018 ed il 2019), avrebbero “importato” illegalmente da fornitori ungheresi, croati e sloveni oltre 20 milioni di litri di “olio anticorrosivo e preparazioni lubrificanti”, prodotti per natura non soggetti alle accise e, in linea con la normativa comunitaria, nemmeno al monitoraggio del loro trasporto.
Sul piano cartolare, il percorso seguito era invece molto più tortuoso ed articolato. Dopo essere state sottoposte, in una base logistica in Slovenia, ad un processo di adulterazione che le rendeva idonee alla carburazione, le partite di merce venivano caricate su autocisterne dirette in Italia, scortate da documentazione fiscale del tutto falsa, che gli autisti avevano cura di distruggere non appena varcata la frontiera, sostituendola con quella di accompagnamento specificamente prevista per coprire il restante tragitto nel territorio nazionale (attestando il trasporto di gasolio per autotrazione ad imposta assolta). Cautela adottata per superare gli eventuali controlli su strada della Guardia di Finanza.
I carichi irregolari proseguivano, infine, verso un deposito petrolifero dell’hinterland milanese, hub di distribuzione attraverso il quale le partite di carburante venivano immesse tranquillamente in consumo, presso distributori all’ingrosso e tramite la rete delle cc.dd. “pompe bianche” gestite da membri delle associazioni o comunque da società clienti.
Nel porre in essere le diverse condotte fraudolente – che, solo di accise, hanno determinato complessivamente un’evasione fiscale di oltre 11 milioni di euro -, le associazioni si avvalevano anche di società “di comodo” – imprese prive di qualsiasi consistenza economica, struttura operativa o personale dipendente -, il cui compito era solo quello di farsi carico dell’IVA derivante dalle vendite, senza poi adempiere ai conseguenti obblighi di versamento. Una perdita per il Fisco, quest’ultima, ancora più grave, quantificata in quasi 99 milioni di euro, tenuto conto anche dei riflessi derivanti dalla ricostruzione delle posizioni fiscali dei vari soggetti economici coinvolti.