Guariti contati come positivi: ecco l’errore che ha fatto tornare la Lombardia in zona rossa

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Sembrano non placarsi le polemiche, che hanno caratterizzato la giornata di ieri, sulla Lombardia data prima come sicura ancora in zona rossa e poi in zona arancione, a quanto pare per un calcolo errato.
Ma cosa è successo? Quale rebus si è dipanato tra i numeri del contagio? Stando alla ricostruzione del Corriere della Sera, durante una telefonata tra l’epidemiologo Stefano Merler (che fa i conti per il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità) e il collega Danilo Cereda dell’assessorato alla Sanità della Lombardia (autore dei report di Regione Lombardia sui contagi), sarebbe emerso come il numero di casi segnalati dalla Regione, su cui si basa il calcolo dell’Rt, fosse sovrastimato: l’Rt risultava di 1,4, molto alto quindi a fronte di un Rt sui ricoveri in ospedale di 0,93, dunque abbastanza contenuto, mentre i contagi su 100.000 abitanti sfioravano quota 133. Morale sarebbero dunque stati contati più contagi di quelli che realmente ce ne erano. E questo perché molti dei casi segnalati erano da porre in realtà sotto la voce guariti.
E la cosa andava avanti da tempo. In particolare, quando la Lombardia veniva assegnata alla zona rossa, nessuno capiva come mai vi era l’indice Rt, che calcola su una serie di parametri la trasmissibilità del virus da una persona all’altra, a 1.4 se gli indicatori dei ricoveri e dei casi assoluti erano molto bassi. Dopo le polemiche degli ultimissimi giorni, accuse e controaccuse tra Regione, Iss e Ministero, la verità sembra venuta a galla.
Tutto è legato al numero di “falsi positivi” che non sono più stati tolti dagli elenchi.
Si tratta in stragrande maggioranza delle persone che, dal 12 ottobre scorso, alla luce delle nuove disposizioni ministeriali, possono interrompere l’isolamento tra i 10 e i 21 giorni dalla comparsa dei sintomi senza più il doppio tampone negativo. Negli elenchi di Regione Lombardia queste persone compaiono come casi con “inizio sintomi”, senza alcuna descrizione dello stato clinico (asintomatico, paucisintomatico, sintomi). Senza queste ultime informazioni, quando questi contagiati guarivano, non venivano cancellati dagli elenchi e continuavano quindi a essere conteggiati tra i positivi.
Regione Lombardia evidenzia come non fosse obbligatorio compilare gli spazi relativi ai sintomi e quindi non è stato fatto. Ma così facendo, non venendo più modificata la condizione di queste persone, rimanevano nella lista dei positivi e così si incrementava il numero totale degli ammalati di Coronavirus in Lombardia.
Questo fino al report della settimana del 4-10 gennaio (quella che ha rimandato in zona rossa dopo il periodo natalizio) quando dalla Regione sembrano finalmente aver capito cosa stava accadendo. A tal proposito la relazione dell’Iss parla molto chiaro: “il 20 gennaio 2021, la Regione Lombardia ha inviato come di consueto l’aggiornamento del suo database. Si constata una rettifica dei dati relativi anche alla settimana 4-10 gennaio 2020 che riguarda il numero di casi in cui viene riportata una “data di inizio sintomi” per cui viene data una indicazione di stato clinico laddove prima era assente”.
Le modifiche derivanti dalla compilazione della voce rimasta vuota sino a quel momento riducono di molto il numero di casi inclusi nel calcolo dell’indice di contagio Rt. Ad esempio, tra il 15 e il 30 dicembre si passa da 14.180 casi a soli 4.918 facendo uscire la Lombardia dalla zona rossa.

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