Il metalmeccanico traina l’economia mantovana con il 60% dell’export e si innova. Difficoltà a trovare manodopera

SUZZARA- Il metalmeccanico è il settore più rilevante del manifatturiero nella provincia mantovana, è in continua crescita e ha una notevole propensione ad innovare. Sono alcuni dei dati emersi oggi in occasione della presentazione a Suzzara dell’indagine promossa dal Centro Tecnologico insieme a un gruppo di lavoro composto da Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, Camera di Commercio di Mantova, Api Industria Mantova, Confindustria Mantova, Confederazione nazionale artigiani e piccole e medie imprese Mantova, Confartigianato Imprese Mantova.

Vedi tutti i dettagli nel video servizio con le interviste all’economista Giovanni Foresti, della Direzione Studi e Ricerche di Intesa San Paolo, all’imprenditore Carlo Bondioli, amministratore delegato del Gruppo Bondioli&Pavesi, al direttore del Centro Tecnologico Stefano Gorni e al direttore commerciale Imprese Lombardia Sud di Intesa Sanpaolo, Stefano Capacci.

I PRINCIPALI INDICATORI EMERSI DALL’INDAGINE 

  • Metalmeccanica mantovana sempre più rilevante: incidenza sul manifatturiero salita al 44% in termini di addetti e intorno al 60% per export, a riprova della forte competitività sui mercati esteri.
  • Propensione a innovare elevata e pari all’84,2%, con percentuali significative anche tra le imprese più piccole (78,6%).
  • Più di un’impresa su due adotta tecnologie 4.0 (53,5%), soprattutto con investimenti in robotica implementati in ambito produttivo, con evidenti vantaggi in termini di efficienza, produttività, controllo dei processi.
  • Il territorio offre vantaggi competitivi, soprattutto per le imprese localizzate nei comuni di storica specializzazione.
  • Emergono criticità nel reperimento di operai specializzati (indicate dal 68,3% delle imprese) e generici (35,6%), ma anche nella ricerca di addetti alla progettazione e alle attività di ricerca e sviluppo.
  • Le priorità dei prossimi anni sono capitale umano, innovazione, digitale e transizione green.

La filiera metalmeccanica riveste un ruolo importante e crescente nella provincia di Mantova. Da un’analisi approfondita sui dati forniti dalla Camera di Commercio di Mantova e relativi a unità locali e addetti si conferma la forte specializzazione nel settore di un nucleo di comuni (in seguito chiamati anche Core; Suzzara, Pegognaga, Gonzaga, Motteggiana, San Benedetto Po e Moglia), attorno ai quali nel tempo è cresciuto il ruolo anche di altre aree della provincia, con l’ingresso in comparti analoghi a quelli dei comuni storici, ma anche in produzioni complementari.

Il nucleo storico del distretto si conferma comunque l’area con il più alto numero di addetti (più di 6.000) e la rilevanza maggiore del settore (tre quarti degli addetti della manifattura). Considerando anche gli altri comuni, in termini di addetti nel 2020 il peso della filiera metalmeccanica in provincia di Mantova era pari al 44% del manifatturiero, cinque punti in più rispetto al 2014. Anche il peso in termini di export è andato crescendo nel tempo, arrivando ad avvicinarsi alla soglia del 60% negli ultimi anni.

Il 40% delle imprese è attivo nei comuni del Distretto del Basso Mantovano. Il 41,6% delle imprese è di dimensioni Micro (meno di due milioni di euro di fatturato); il 36,6% sono Piccole (2-10 milioni) e il 21,8% Medio-Grandi (almeno 10 milioni; 44,7% in termini di fatturato). Il 43,6% delle aziende appartiene alla Meccanica, il 35,6% a Produzione di metalli e Metallurgia, il 20,8% a Elettrotecnica, Automotive, altri mezzi di trasporto e comparti della filiera.

Emerge una buona propensione a innovare: il 43,6% delle imprese intervistate realizza attività di ricerca e sviluppo formalizzata. Emergono però significative differenze dimensionali: le imprese medio-grandi realizzano attività di ricerca formalizzata in nove casi su dieci; si scende a poco meno di un’impresa su due tra quelle piccole e al 16,7% tra le micro. Il quadro è decisamente migliore quando si considerano le imprese che hanno introdotto almeno un’innovazione nel triennio 2017-19: siamo all’84,2% complessivo.

Poco più di un’impresa su due ha introdotto tecnologie 4.0 (53,5%), con punte del 73% tra le piccole imprese; tra le micro imprese si scende al 31%, mentre le imprese medio-grandi si fermano al 63,6%. In quest’ultimo caso, tuttavia, gran parte delle imprese non ancora attive dichiarano che i progetti 4.0 sono in fase di valutazione. I principali freni all’adozione delle tecnologie 4.0 sono: l’incertezza dei ritorni dell’investimento, le difficoltà nel trovare figure professionali e partner adeguati. Tra le imprese più piccole, inoltre, manca la consapevolezza dell’importanza che la tecnologia potrebbe avere per il loro business.

Prevale l’introduzione di robotica, soprattutto in ambito produttivo. La tecnologia è ancora poco diffusa nelle aree della ricerca e sviluppo, nella logistica, nella commercializzazione e nelle attività amministrative.

Sono tre i principali obiettivi raggiunti grazie al 4.0: l’automazione dei processi con vantaggi in termini di efficienza (indicata dal 68,5% delle imprese 4.0), l’aumento della velocità di produzione e della produttività (66,7%), il monitoraggio e il controllo dei processi con ritorni in termini di tracciabilità (51,9%). Seguono la riduzione dei costi e la flessibilità della produzione.

In seguito all’adozione di tecnologia quattro imprese su cinque hanno fatto formazione 4.0 o inserito personale esterno specializzato. Tuttavia, poco più di un’impresa su tre ha rivisto l’organizzazione (il 35,2%) per sfruttare al meglio il potenziale degli investimenti realizzati; percentuale che sale ma si ferma al 53,7% se si considerano anche le imprese che hanno intenzione di intervenire sull’organizzazione nel biennio 2023-24.

I principali partner tecnologici sono i fornitori di impianti e macchinari (indicati dall’83% delle imprese 4.0) e i fornitori di tecnologie (78%). Percentuali inferiori al 10% si osservano per gli altri partner. Si tratta molto spesso di fornitori di prossimità, localizzati in provincia o in altre aree della regione o probabilmente nella vicina Emilia-Romagna. Le relazioni tendono a essere continuative soprattutto per le imprese più evolute tecnologicamente e per le imprese 4.0 localizzate nei comuni storici del distretto.

Dopo il focus su innovazione e tecnologia, la ricerca si è concentrata sui vantaggi competitivi offerti dalla provincia alle imprese locali attive nella filiera metalmeccanica. Emergono differenze piuttosto marcate tra comuni del Basso mantovano e il resto della provincia. Nel nucleo storico del distretto è, infatti, nettamente più alta la quota di imprese che indica vantaggi in termini di servizi formativi (43% vs 22%), capitale umano (31% vs 20%) e presenza di partner tecnologici (33% vs 14%). Sul fronte commerciale è interessante osservare come anche nei comuni fuori dal Distretto sia alta la quota di imprese che segnala la presenza di relazioni con fornitori locali.

Se ci si concentra sull’offerta formativa emerge un buon grado di soddisfazione (79,2%), soprattutto tra le imprese più grandi e tra quelle localizzate nei comuni del Basso Mantovano.

Poco meno di un’impresa su due fa formazione non obbligatoria (47,5%); si sale a quasi quattro su cinque tra quelle medio-grandi (77,3%) o con un’intensità tecnologica medio-alta (78,9%). Prevalgono la formazione tecnica  e sulla sicurezza (52,1%); seguono la formazione sull’organizzazione aziendale (43,8%) e informatica (37,5%); molto distanti le altre tipologie di formazione. Tra queste spicca la cybersecurity, indicata dall’8,3% delle imprese, ma soprattutto solo dal 20% delle imprese più evolute sul fronte tecnologico.

Le imprese intervistate segnalano elevate e diffuse difficoltà nel trovare operai specializzati: siamo al 68,3%, con punte del 76,3% tra le aziende localizzate nei comuni fuori Distretto (vs 57,1% nei comuni Core) e del 78,9% tra quelle più evolute sul fronte tecnologico. Emergono poi criticità anche nel trovare operai generici (35,6%); seguono le difficoltà nella ricerca di addetti alla progettazione e alla ricerca e sviluppo (22,8%), soprattutto tra le imprese medio-grandi (40,9%) e piccole (35,1%) e tra quelle a medio-alta intensità tecnologica (47,4%).

Le imprese nella ricerca di personale tendono a privilegiare il ricorso ad agenzie per il lavoro (73,3%) e a procedure informali (61,4%).

L’ultima parte dell’indagine si è soffermata sulle strategie adottate dalle imprese della filiera metalmeccanica mantovana per affrontare l’attuale contesto competitivo. Prevalgono la revisione delle politiche di prezzo (indicata dall’82% delle imprese) e la rivisitazione dei processi produttivi e dei prodotti per ridurre il consumo di materie prime (41%).