Il procuratore Gratteri a Ostiglia: “La crisi del Covid può favorire le mafie. Tenere alta la guardia”

OSTIGLIA – Grande partecipazione a Ostiglia, dove oggi pomeriggio ha parlato Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro: nell’incontro organizzato dal Comune, con la collaborazione della Consulta Provinciale della Legalità e il patrocinio di Avviso Pubblico, il magistrato calabrese, che da oltre 30 anni si occupa della lotta alla ‘Ndrangheta, ha discusso dei temi toccati nel libro “Ossigeno Illegale” (come le mafie approfitteranno dell’emergenza Covid 19 per radicarsi nel territorio italiano), scritto con il giornalista Antonio Nicaso, e ha presentato anche il suo ultimo lavoro editoriale, “Non chiamateli eroi”. L’evento si è tenuto nei giardini di Palazzo Bonazzi, e si inserisce nel filone degli eventi estivi 2021 che si sviluppano sul tema della bellezza. Bellezza dei luoghi, del patrimonio storico, culturale e nel caso di questo specifico e importante appuntamento, citando il giudice Paolo Borsellino, “la bellezza del fresco profumo di libertà”.

“MAFIA INTERESSATA A FARE SHOPPING DI AZIENDE. ORA ENTRA COME SOCIO DI MINORANZA PER ESSERE MENO RINTRACCIABILE”

Per quanto riguarda la penetrazione delle mafie nelle aziende nel post Covid Gratteri, intervistato dalla giornalista Paola Merighi, invita a tenere alta la guardia: “Spero che non facciano shopping di aziende al nord, hanno molti soldi in contanti da far emergere. Ora non acquistano più i pacchetti di maggioranza, entrano nella compagine come soci di minoranza e lasciano l’imprenditore precedente come formale proprietario. Questo imprenditore continuerà a lavorare per loro conto”. “Un sistema più sofisticato: sarà più difficile per noi magistrati dimostrare la commissione di un reato”.

“QUANDO PARLAI DI MAFIA 15 ANNI FA A REGGIO EMILIA NESSUNO MI CREDETTE. LA ‘NDRANGHETA NON ARRIVA CON I DISTINTIVI, MA CON TANTI SOLDI”

“Le mafie – prosegue Gratteri – attecchiscono anche dove non c’è mentalità mafiosa. Ricordo quando con il professor Nicaso andai per la prima volta a parlare di mafie a Reggio Emilia, forse 15 anni fa: c’erano politici di ogni estrazione e grandi imprenditori. La presero malissimo, dicevano di avere gli anticorpi per certe cose. Feci loro presente che la ‘Ndrangheta non arriva con segni di distinzione. Forse ha l’accento calabrese, come il mio, ma si presenta in giacca e cravatta e trova terreno fertile perché ha valigie piene di soldi da far emergere. E può trovare persone disposte a vendersi”.

“LA POLITICA DI OGGI? HA MENO CULTURA, MENO AUTOREVOLEZZA E NON PENSA AL LUNGO PERIODO”

Una stoccata anche alla politica attuale da parte del Procuratore: “La politica della seconda repubblica è più debole perché è meno autorevole, ha meno cultura e programma soltanto nel brevissimo termine. In questo contesto il potere mafioso aumenta la propria influenza perché ha soldi e capacita apparente di risolvere alcuni problemi. Si tratta di una struttura dinamica che si nutre del consenso”.

L’INTERROGATORIO CON GRANDE ARACRI: “CAPII PRESTO CHE NON ERA UN VERO PENTIMENTO”

Tra gli aneddoti, quello dell’interrogatorio al boss della ‘Ndrangheta Nicolino Grande Aracri, componente di una famiglia con ramificazioni anche nel mantovano. Grande Aracri aveva proposto al Procuratore la sua collaborazione, prima di essere smascherato da Gratteri, che non ha ritenuto i suoi racconti credibili: “Io sono nato nella Locride – ha detto il magistrato -, da ragazzino andavo a scuola con i figli dei mafiosi: so come si comportano e come ragionano. Ho cominciato a fare questo lavoro nel 1986, subito ho iniziato a lavorare contro la mafia e ho abbastanza esperienza per capire dove una persona vuole andare a parare: cosa sta pensando, perché sta recitando. Serviva solo un po’ di tempo per dimostrare oggettivamente queste mie sensazioni. Grande Aracri mi scrisse che voleva parlarmi, lo sentii una prima volta e mi disse che aveva fatti e riscontri riguardanti cento omicidi. Qualcun altro si sarebbe fatto ingolosire, ma nel nostro lavoro bisogna essere freddi, controllare le emozioni: solo in questo modo si limitano gli errori. Lo lasciai parlare del primo omicidio, poi iniziai con le contestazioni. Anche una persona scaltra cade in due o tre contraddizioni, ed è quello che accadde: grazie a quei mancati riscontri lo inchiodai. Dissi che se non firmavo io la collaborazione nessun altro l’avrebbe fatto, e così accadde”.