VILLA GARIBALDI (RONCOFERRARO) – Una scena terribile, quella che si è presentata agli occhi dei primi testimoni del tentato omicidio di Villa Garibaldi di Roncoferraro, dove una donna 38enne di origini marocchine è stata aggredita e ridotta in fin di vita a martellate dall’ex compagno, un 40enne connazionale, nel pomeriggio di lunedì scorso.
“Ero in casa, e avevo gli scuri accostati – racconta Davide Corsini, un vicino di casa, tra i primi a soccorrere la donna, assieme alla sua compagna – ho visto passare una cuffia rossa e una maglia verde, io ero alla finestra perché stavo fumando. A un certo punto ho sentito un disastro: sembrava di sentire mobili che volavano da tutte le parti e questa donna che gridava. Ero al telefono con mia suocera, le ho detto ‘aspetta che sta succedendo qualcosa’. Spengo e vado ad avvertire mia moglie, che era in bagno: ‘cosa succede? si stanno ammazzando’ ci siamo detti. A quel punto ho aperto gli scuri, ho visto una persona con questo cappello rosso che scappava via. Non l’ho nemmeno visto in faccia, era tutto bardato. Lei era scesa per rincorrerlo ed era una maschera di sangue, l’abbiamo vista passare. Lì abbiamo capito che era successo davvero qualcosa di grosso. A quel punto siamo usciti di casa, per capire meglio la situazione. Quando sono uscito è arrivato il corriere, che era lì per portare un pacco a casa mia: la signora era accasciata sul balcone, non ce la faceva più, aspettava che passasse qualcuno. Chiedeva aiuto da lì in arabo al corriere, che ha compreso la richiesta. La mia compagna è salita e l’ha soccorsa: la donna si toccava la testa, perdeva molto sangue. Io sono corso in strada per intercettare l’ambulanza: ogni minuto era prezioso. Ho fermato il mezzo che stava andando dritto, i soccorritori si sono fermati e hanno portato via la donna in codice rosso”.
NEL VIDEO LA TESTIMONIANZA DEL VICINO DI CASA
L’uomo a latere della testimonianza ripresa nel video ha raccontato anche che da quando i due erano andati ad abitare nell’alloggio popolare di via Cesare Battisti la situazione è sempre stata molto tesa: parla di un aggressione avvenuta solo un mese dopo l’arrivo della coppia nei confronti di un altro vicino 70enne e della moglie di questi. “Io ho chiamato subito i carabinieri. Rispetto a questo episodio c’è stata una denuncia e io ho testimoniato a favore del pensionato” dichiara Corsini che prosegue: ” Nelle settimane successive io e la mia compagna abbiamo ricevuto minacce di morte. Ci siamo barricati in casa. Ci siamo barricati in casa perché ho un figlio di 4 anni. Non abbiamo più dormito per un mese. Quando usciva di casa dava pugni sugli scuri delle mie finestre per spaventarci. Su un armadietto che tengo fuori mi ha scritto “Muori”. Davanti alla porta della mia casa ha messo un’ambulanza giocattolo di mio figlio, come a dirmi, ‘ti mando in ospedale’. Io ho sempre detto ai carabinieri che, sia lui che lei, sono persone pericolose. Lui tra l’altro è un tipo palestrato che credo abbia fatto kickboxing. Sembrava il padrone, parcheggiava la sua Audi station wagon o la Ford Focus C-Max di lei davanti a casa. Se gli dicevo qualcosa mi rispondeva che ‘era libero di fare quello che voleva’.
Corsini poi ritorna sulla tragedia avvenuta al piano di sopra. “Lei era una maschera di sangue, ha avuto la forza di dare il numero del cellulare del marito alla mia compagna per poterlo chiamare e affidargli i due bambini che, nel frattempo erano stati ospitati, dall’altro vicino, lo stesso che era stato aggredito e picchiato pochi mesi prima”.