Industria alimentare, sciopero il 13 ottobre a Mantova per mancata sottoscrizione rinnovo contratto

Da sinistra Marco Volta, Lino Somenzi, Gennaro Pesce e Salvatore Carrus

MANTOVA – Industria alimentare, è fissato per il 13 ottobre, con presidio unitario davanti allo stabilimento Levoni di Castellucchio, lo sciopero di otto ore per la mancata sottoscrizione del rinnovo del contratto nazionale da parte delle associazioni datoriali coordinate da Federalimentare. Un mancato rinnovo che solo in provincia di Mantova interessa oltre 2500 lavoratori del settore. A deciderlo le Segreterie Provinciali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil che hanno prorogato lo stato di agitazione con blocco degli straordinari, della flessibilità e delle prestazioni aggiuntive in tutte le aziende che non hanno firmato il rinnovo del contratto nazionale. All’interno di Federalimentare, infatti, alcune aziende, anche di grandi dimensioni, hanno sottoscritto il rinnovo. Intesa, invece, che è stata raggiunta in maniera totale sul rinnovo tra i Sindacati e Unionfood, Assobirra e Ancit.

Il rinnovo del contratto prevede un adeguamento economico e, soprattutto, una parte normativa ritenuta molto importante che riconosce, fra le altre cose, pari diritti e tutele per tutti le lavoratrici e i lavoratori che svolgono la loro attività all’interno del perimetro aziendale, comprese quindi le cooperative in appalto. “Consideriamo inaccettabile – spiegano Marco Volta di Flai Cgil Mantova, Lino Somenzi di Fai Cisl, Salvatore Carrus e Gennaro Pesce di Uila Uil – l’atteggiamento di Federalimentare. Secondo la federazione legata a Confindustria, un aumento di ulteriori 13 euro al mese a partire dall’aprile 2023 sarebbe eccessivo“.

Secondo i rappresentanti sindacali l’intesa raggiunta con Unionfood, Assobirrra e Ancit è di “assoluto valore”. “Con l’aumento medio a regime di 119 euro al mese – proseguono gli esponenti sindacali – l’intesa rispetta in pieno quanto previsto nel ‘Patto della Fabbrica’ e al contempo tiene conto delle performance del settore. L’accorso rappresenta, insieme alle diverse innovazioni sulla parte normativa, la vera rivoluzione nel panorama dei contratti collettivi, in un momento in cui, in Italia, per l’82% dei dipendenti c’è un contratto di categoria scaduto“.

Nel contratto si parla, infatti, dell’organizzazione del lavoro e dello sviluppo professionale, della formazione, del mercato del lavoro e occupazione, dell’orario, della staffetta generazionale della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, di welfare e di nuovi congedi parentali.

Per quanto riguarda le relazioni industriali il contratto prevede l’avvio di percorsi sperimentali volti a introdurre forme di partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alle scelte strategiche delle imprese e di prevedere tutele adeguate in caso di cambio d’appalto. “Inoltre – precisano i Sindacalisti – ritenendo le aziende alimentari vere e proprie ‘comunità di sito’, si affermano – come si è accennato sopra – pari diritti e tutele per tutti le lavoratrici e i lavoratori che svolgono la loro attività all’interno del perimetro aziendale“.

I NUMERI DEL SETTORE

A livello nazionale il settore alimentare vede operare 56750 imprese (62000 se si considerano anche quelle artigiane), con 385000 addetti (457000 se si considerano anche quelle artigiane) per un fatturato totale di 140 miliardi di euro, collocando il settore al primo poso per ricavi complessivi, al secondo per numero di imprese, al terzo per valore aggiunto, rispetto a tutti gli altri del manifatturiero.

La Lombardia, con circa 5,38 miliardi di euro, si colloca al primo posto nella graduatoria delle regioni italiane con il più elevato valore aggiunto dell’industria alimentare e delle bevande, e occupa circa 70mila addetti, rappresentando quasi il 20% della forza lavoro nazionale nel settore.

In provincia di Mantova, come si diceva, sono oltre 2500 gli addetti del settore alimentare.

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