Inquinamento dell’aria e danni alla salute: esposto di Zolezzi (M5S)

MANTOVA – Un dettagliato esposto con 33 allegati, è stato presentato lo scorso 6 luglio 2021 alla Procura della Repubblica di Mantova dal deputato del Movimento 5 Stelle Alberto Zolezzi. L’esposto riguarda l’inquinamento dell’aria e i danni alla salute nella nostra provincia, indicando possibili responsabili e responsabilità.

“Nella provincia di Mantova i decessi attribuibili al PM2,5 nel 2018 sarebbero 525 su 54.998 nazionali – dice Zolezzi -, circa l’11% di quelli totali nella provincia di Mantova contro una media nazionale di 8,6 (secondo le analisi di EEA). In sostanza, muoiono 120 persone in più rispetto alla media nazionale. I parametri di riferimento, tra l’altro, sono meno restrittivi di quelli stabiliti dall’OMS. Secondo i dati ARPA e Ispra la situazione negli ultimi anni, fino al 2020, non è migliorata nemmeno durante la pandemia. I dati EEA si basano su metodi scientificamente avanzati, derivati a studi individuali sui rapporti tra ambiente e salute e a mio parere offrono un dettaglio territoriale importante per valutare eventuali fattispecie rilevanti ed eventuali soggetti responsabili.

“L’inventario delle emissioni (INEMAR) mostra il contributo dei vari settori produttivi alla generazione delle emissioni. Gli ultimi dati disponibili per la provincia di Mantova sono del 2017: queste emissioni si traducono in superamenti delle polveri sottili PM10 oltre i 50 microgrammi/metro cubo giornalieri. Nel 2020 a Mantova i superamenti sono stati 62 contro 51 nell’anno 2019 (centralina di S. Agnese a Mantova); ARPA Lombardia traccia una stima basata su tutto il contesto cittadino stimando 57 superamenti del PM10 contro 44 del 2019, in ogni caso più dei 35 superamenti considerati accettabili. Per quanto riguarda il PM2.5, per ben 102 giorni l’aria ha registrato un quantitativo maggiore di 25 microgrammi/m3. 25 è la soglia di allarme comunitaria ma per l’OMS la soglia di allarme per la salute è 10. Anche altri composti sono pericolosi per la salute oltre al particolato. Gli ossidi di azoto (NOx) e l’ozono (O3) per esempio. Gli NOx sono anche precursori del particolato (per la quota di particolato secondario)”.

“Va rilevato che l’ozono (stimato come responsabile di circa 3.000 decessi annui in Italia nel 2018) non è minimamente calato in Italia negli ultimi 10 anni e in alcune zone – spiega Zolezzi -, come la parte rurale della provincia di Mantova, è salito notevolmente. Superamenti del limite massimo giornaliero di 120 microgrammi/m3 si sono verificati a Schivenoglia (centralina di fondo rurale provinciale) per 62 volte nel 2009 e per 102 volte nel 2020. È notevole che nella stessa centralina il PM2.5 è stato superiore a 25 per 92 volte nel 2009 così come nel 2020 con una dissociazione dei due inquinanti. Osservando i dati Inemar e la collocazione di Schivenoglia si può supporre che le emissioni agrozootecniche stiano determinando questo peggioramento del quadro. Oltre a un dato correlabile alla mortalità va tenuto conto che i picchi di ozono devono essere segnalati dal Sindaco ai cittadini per valori sopra a 180 microgrammi/m3 massimi, con indicazioni a permanere al domicilio per le categorie fragili, e per tutti i cittadini se l’ozono sale sopra 240 microgrammi/m3, in sostanza l’ozono determina un vero e proprio lock-down ambientale che lede la qualità di vita e i diritti dei cittadini anche al di fuori dell’emergenza pandemica. Partendo dai dati di speciazione del particolato che offrono spunti per comprendere quali fonti generano il particolato che respiriamo (concetto diverso da quello di particolato emesso che può esserlo per esempio in condizioni di scarsa densità abitativa ed essere respirato in minima parte o nel caso il particolato respirato sia prevalentemente secondario) si può notare il 34% del particolato totale riferibile ai Trasporti (21% merci e 13% traffico privato)”.

“Secondo i dati, i trasporti su rotaia inquinano fino a 16 volte di meno rispetto a quelli su gomma – dice Zolezzi – questo dovrebbe far riflettere sulla programmazione infrastrutturale del futuro. Nel contesto mantovano e lombardo si registra inoltre un rallentamento di opere per la mobilità sostenibile, come il raddoppio ferroviario tra Mantova, Piadena e Codogno”. L’onorevole pentastellato poi, ricorda le battaglie per la riqualificazione della ss10 (preferibile secondo i dati in suo possesso) in luogo dell’autostrada Mantova-Cremona.

Zolezzi poi ha sottolineato il peso dei vari settori sulle emissioni: quello civile incide per il 37% dei PM2,5, l’agrozootecnia per il 19% “ci sono ben 39 richieste di nuovi allevamenti o ampliamenti di quelli esistenti, in una situazione da record con 233 già presenti” ha detto. Collegato all’agrozootecnia c’è il settore delle bioenergie, con 33 impianti a biogas che hanno proliferato in provincia di Mantova (in Lombardia 700 su 1700 in tutta Italia)”. Zolezzi inoltre ricorda che “gli impianti a biogas sono correlati a emissioni di ozono superiori del 40% rispetto al metano fossile. Per quanto riguarda la produzione di energia fossile va segnalata la presenza in provincia di Mantova di fonti energetiche fossili che producono 3 volte l’energia consumata provinciale e 5 volte l’energia media prodotta in Italia a parità di popolazione”. L’onorevole del M5S punta il dito sul raddoppio di potenza della centrale di Ostiglia, e su Pro-Gest per quanto riguarda il settore industriale. Giudizio positivo da parte di Zolezzi invece per quanto riguarda la limitazione per lo spandimento dei fanghi di depurazione.