Interventi edilizi alla cartiera Pro-Gest: condannati Francesco e Bruno Zago

Progest: arrivati l'ultimo permesso a costruire e il dissequestro del depuratore. A giorni l'avvio della produzione della cartiera dopo 8 anni di stop

MANTOVA – Quattro mesi di arresto e 20 mila euro di ammenda. E’ la condanna, con sentenza di primo grado del Tribunale di Mantova, arrivata per l’Amministratore delegato di Pro-Gest Francesco Zago, suo padre Bruno, presidente del Gruppo cartario, e per Giuseppe Ruscica, uno dei direttori lavori alla cartiera di viale Poggio Reale.
La condanna, arrivata oggi dopo varie udienze dibattimentali, per reati di violazione edilizia- paesaggistica normativa antisismica, in particolare per violazione  dell’articolo 181 Codice dei beni culturali e del paesaggio e quindi per alcune opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa.
Per entrambi il pm Silvia Bertuzzi aveva chiesto 12 mesi di arresto e 40mila euro di ammenda.
Per lo stesso reato è stato invece condannato a un mese di arresto e a 16 mila euro di ammenda uno dei rappresentanti legali delle aziende che avevano lavorato nella cartiera e che erano stati accusati di non aver accertato che le opere avessero la necessaria autorizzazione. Assolto invece un altro dei direttori lavori Massimo Narduzzo, e Giuliano Buosi, rappresentante legale della ditta che aveva realizzato i lavori di muratura.
600 euro di ammenda anche per le violazioni in materia di conglomerati cementizi e violazioni sismiche.
Francesco e Bruno Zago sono stati invece assolti così come Giuseppe Ruscica, Massimo Narduzzo, Giuliano Buosi, Vittorio Pozzati (rappresentante legale della ditta che si è occupata delle opere di carpenteria metallica) e Luciana Cordioli (della ditta che ha installato le barriere fonoassorbenti) per le restanti violazioni inerenti le opere realizzate o perchè il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto o per essere esclusa ex art 131 bis c.p.p la punibilità per particolare tenuità del fatto per alcune opere.
Gli interventi edilizi erano quelli in particolare realizzati per modificare il depuratore e quelli compiuti sulla facciata a nord della cartiera per i quali sussisteva il vincolo paesaggistico.
Tali abusi, dal punto di vista amministrativo, erano già stati sanati con il pagamento al Comune di Mantova di una multa complessiva di oltre un milione di euro.
Il giudice Chiara Comunale aveva già  stralciato alcune ipotesi di reato, relativamente proprio ad abusi già sanati, per le quali era stato disposto il non luogo a procedere.
Il processo era continuato per le violazioni non sanabili tra cui opere realizzate in assenza del necessario deposito sismico nonché in assenza di progetto esecutivo e in assenza di denuncia lavori in materia di cemento armato, pur con presentazione postuma dei collaudi statici e una valutazione di sicurezza alla quale le sanatorie sono state subordinate che esclude la sussistenza delle cautele poste a fondamento della misura reale. Vi erano state anche opere soggette a vincolo architettonico e realizzate senza autorizzazione del Ministero dei beni Culturali, che avevano ottenuto parere di compatibilità con il vincolo architettonico dalla Soprintendenza per i beni e le Attività culturali, nonché opere soggette a vincolo paesaggistico che avevano beneficiato anch’esse del rilascio di certificazioni di assenza di danno ambientale, con la Soprintendenza Archeologica, belle Arti, Paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova che aveva espresso pareri di compatibilità paesaggistica degli interventi edilizi realizzati condizionati all’esecuzione di specifiche opere di mitigazione espressamente previste nei suddetti pareri.