Isolamento “più lungo” pericoloso per gli anziani, concordano sindacati e geriatri. “Serve invece un rilancio della sanità pubblica”

”L’età in sé non è un fattore di rischio – smitizza Incalzi. – Ma lo è associata alle malattie croniche. E anche queste ultime peggiorano se non vengono monitorate, risentendo naturalmente dell’inattività forzata e dell’isolamento”.

MANTOVA – Sta riscuotendo molta attenzione e tantissimi consensi la lettera di Bruno Melli, storico fotografo suzzarese e oggi editore de “L’Eco di Suzzara”, intitolata “Voglio vivere anch’io“Voglio vivere anch’io”, da Suzzara una lettera aperta al presidente Conte”  e indirizzata al premier Giuseppe Conte, con la quale rimarca il suo diritto a veder finire l’isolamento nelle prossime settimane anche per lui, nonostante i suoi 75 anni .
Ma l’ idea di lasciare a casa gli anziani più a lungo degli altri non convince molti soggetti, ad iniziare dai sindacati dei pensionati, che la considerano una misura discriminatoria nei confronti di una parte molto consistente della popolazione che ha già sofferto tanto a causa dell’emergenza sanitaria.
Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil insieme alle rispettive associazioni del volontariato Auser, Anteas, Ada sottolineano come “una prolungata assenza di attività fisica e sociale può avere conseguenze molto gravi sul benessere psicofisico delle persone anziane, soprattutto di chi è molto anziano e di chi ha più di una patologia”.
“Come sindacati dei pensionati e come associazioni di volontariato siamo da sempre convinti del grande valore delle persone anziane e della necessità di promuovere l’invecchiamento attivo a ogni livello della società. Isolare le persone anziane sarebbe l’esatto opposto. La misura sarebbe inoltre di difficilissima applicazione e non basterebbe comunque ad impedire un contagio che spesso avviene all’interno delle stesse famiglie.
Serve piuttosto un piano molto articolato – continuano sindacati e associazioni – e ben organizzato basato sul rilancio della sanità pubblica, su controlli a tappeto, prevenzione, innovazione e su quella medicina del territorio che tante volte abbiamo invocato e che ora è diventata quanto mai urgente, necessaria e inderogabile”.
Tra i molti che si dichiarano nettamente contrari alle ipotesi di recludere gli anziani, per proteggerli dal Coronavirus, fino a dicembre 2020 ventilate dal governo Conte c’è anche Raffaele Antonelli Incalzi, direttore del reparto di Geriatria del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma.
“Con l’isolamento li stiamo proteggendo dal Coronavirus. Ma la perdita di esercizio fisico legata all’essere costretti a stare in casa si sta ripercuotendo sulla loro salute cardiovascolare e metabolica, ma anche sul tono dell’umore, con alterazioni del sonno e aumento di ansia e depressione – dichiara Incalzi – “Serve un approccio pragmatico. Che tenga conto del fatto che per loro l’attività fisica è come un farmaco”,
”L’età in sé non è un fattore di rischio – sostiene Incalzi. – Ma lo è associata alle malattie croniche. E anche queste ultime peggiorano se non vengono monitorate, risentendo naturalmente dell’inattività forzata e dell’isolamento”.
Nelle regioni con un R0 sotto il valore di 0,7 gli anziani devono poter uscire di casa. Per fare attività fisica senza limiti, magari con un familiare, adottando misure di distanziamento sociale e dispositivi di protezione in caso di bisogno”.
”Dove è più alto il rischio contagio devono comunque poter uscire. Ma entro 1 km da casa. E con mascherine e guanti – conclude il geriatra- Un po’ come prevede il piano francese” sul Coronavirus “che già esiste”.

 

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