L’11 agosto del ’53 moriva Nuvolari, mercoledì l’Aci lo commemora davanti al monumento di Largo Pradella

MANTOVA – Era l’11 agosto 1953 quando Tazio Nuvolari, l’indimenticabile asso della moto e dell’auto, si spense nella casa di via delle Rimembranze, a Mantova.
Mercoledì 11 agosto 2021 alle ore 11, l’Automobile Club Mantova ed il Museo Tazio Nuvolari con la partecipazione dell’Amministrazione Comunale, ricorderanno i 68 anni dalla sua scomparsa, deponendo una corona di alloro sul monumento di Largo Pradella e augurandosi una partecipazione numerosa degna del grande campione mantovano.

Biografia 
Nato a Castel d’Ario, in Provincia di Mantova, il 16 novembre 1892, figlio di agiati
proprietari terrieri, Tazio Giorgio Nuvolari iniziò la sua carriera di pilota sportivo nel 1920.
E’ la prima guerra mondiale a ritardare il suo esordio nelle corse, che avviene soltanto a 28
anni, dopo aver ottenuto la licenza di corridore motociclista. Ed è proprio correndo in moto
che raggiunge rapidamente una vasta popolarità. Nel 1924 è Campione d’Italia delle 500
con la Norton e nel 1926 con la Bianchi 350, la leggendaria “Freccia Celeste” con la quale
vince tutto ciò che c’è da vincere. Diventa così il campionissimo delle due ruote, ma gli
rimane l’auto nel cuore. Nel 1927 la sua scelta è fatta correrà in auto ma non rinuncerà del
tutto alla moto, che lascerà a fine 1930. Nell’inverno tra il 1927 e 1928 fonda a Mantova la
Scuderia Nuvolari e corre su Bugatti con sorte alterna. Nel 1930 l’Alfa Romeo gli offre una
macchina ufficiale una 6C 1750 GS per la Mille Miglia. Tazio fa impazzire mezza Italia:
vince la grande corsa ed è il primo pilota che percorre i 1600 chilometri del tracciato a
oltre 100 di media. Da quel momento il “Mantovano volante” costruisce, gara dopo gara, la
sua leggenda di pilota invincibile. Con le Alfa raccoglie una serie strepitosa di vittorie nelle
competizioni più importanti. Per citarne solo alcuni la Targa Florio (1931,1932), la Coppa
Ciano (1931,1932,1935,1936), di nuovo la Mille Miglia (1933), Il Gran Premio di Monaco
(1932), il Gran Premio d’Italia (1931,1932,1938), la 24 Ore di Le Mans (1933), il Tourist Trophy (1930 e 1933), il Gran Premio di Pau (1935). Ma il suo capolavoro lo realizza sulla pista del Nurburgring, dove il 28 luglio 1935 si disputa il Gran Premio di Germania. I
tedeschi sono certi: le Mercedes e le Auto Union stracceranno gli italiani. Ma Nuvolari li
sorprende: con la sua vecchia e stanca Alfa Romeo Tipo B P3, dopo una spettacolare
rimonta, supera la Mercedes di Manfred Von Brauchitsch poco prima del traguardo. L’Italia
intera impazzisce per lui e perfino gli americani ne fanno un eroe quando conquista nel
1936 sul Circuito di Roosevelt Field, la prestigiosa Coppa Vanderbilt. I tedeschi fanno di più
gli offrono di correre per la Auto Union, vettura su cui Nuvolari ottiene altri successi
memorabili i Gran Premi d’Italia e di Donington del 1938 e quello di Iugoslavia del 1939. La
guerra interrompe la sua carriera. Alla ripresa, viene dato per spacciato e lui stanco e
invecchiato non smette di gareggiare, anche se ormai è ultracinquantenne raccoglie le sue
ultime vittorie. Passano poco più di tre anni dall’ultima competizione e quello che
Ferdinand Porsche aveva definito “il più grande pilota del passato, del presente e del
futuro” taglia il suo ultimo traguardo alle 6 del mattino dell’11 agosto 1953.
Nel corso della sua lunga vita sportiva Nuvolari ha partecipato a non meno di 340
competizioni, 127 in motocicletta e 213 in automobile, conquistando 91 vittorie assolute e
70 di classe e facendo registrare 101 colte il giro più veloce. E’ stato 2 volte Campione
d’Europa (1 in moto ed 1 in auto), 7 volte campione d’Italia (2 in moto e 5 in auto) ed ha
conquistato 5 primati internazionali di velocità, stabilendo nel 1935 il record sul miglio
lanciato a 323,125 Km orari. E’stato anche coinvolto in numerosi gravi incidenti, riportando
ferite e fratture in tutto il corpo. Ha rischiato di morire bruciato vivo nel rogo della sua
macchina o di rimanere schiacciato. Ma nulla lo ha mai fermato. Le sue imprese hanno
fatto di lui una leggenda.

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