Le lavoratrici Corneliani: “Veniamo da un periodo difficile, ma siamo sempre state unite. Ora vietato mollare”

MANTOVA – “Ora non si molla”.  A dirlo le lavoratrici della Corneliani, intervenute nella diretta organizzata dal Pd, in merito alla vertenza Corneliani. Una vicenda, quella dell’azienda mantovana, che ha tenuto con il fiato sospeso tante famiglie.

“Questa vicenda – ha commentato il segretario provinciale del Pd, Marco Marcheselli – mi ha fatto pensare molto al capitale umano, quell’insieme di competenza e capacità relazionali che vanno oltre l’istruzione scolastica. Un capitale che non appartiene all’impresa ma ai lavoratori. Viviamo in un’epoca in cui il sapere è messo in secondo piano  – ha aggiunto – Questa esperienza ci insegna che non è più possibile, e ci insegna anche che certe battaglie devono essere combattute: per lo stipendio, certo, ma anche per la cultura del lavoro e per la dignità delle persone”.

La parole è poi passata alle protagoniste di questa lotta, le lavoratrici. “E’ stato un anno e mezzo difficile – Giovanna Giannini – ma siamo sempre stati uniti. Ora  si apre uno spiraglio: per noi sarà una sfida, che affronteremo con la passione di tutti questi anni”. “Oltre a difendere il nostro posto di lavoro – ha aggiunto Maurizia Pescasio – abbiamo cercato di difendere l’azienda e la nostra dignità. In quest’azienda siamo entrate da ragazze e abbiamo visto le colleghe andare in pensione. Quello che abbiamo vissuto era difficile da accettare e per questo ci abbiamo messo tutto il nostro orgoglio per trovare una soluzione. Ma non è finita, l’azienda è da riorganizzare. E noi ci saremo, saremo sul campo per evitare che si prendano strade scorrette. L’accordo – hanno sottolineato gli interventi successivi – è uno dei migliori che si poteva portare a casa in questo periodo di difficoltà del mercato. Ancora non è finita, ma le speranze ci sono. E ci sono i progetti: la collezione autunno-inverno e il campionario della primavera-estate 2022″.

Sfida e speranza le parole ricorrenti negli interventi dei sindacalisti Gianni Ardemagni (Femca Cisl) e Giovanni Pelizzoni (Uiltec Uil). Oltre all’unità tra i lavoratori e al valore professionale delle sarte Corneliani, per Pelizzoni “artigiane d’alta moda prestate all’industria”.  
Il sindaco Mattia Palazzi ha sottolineato la gravità di questa crisi industriale, “per i numeri e per la complessità di ricollocamento delle lavoratrici” in caso di fallimento delle operazioni di salvataggio. Palazzi ha anche sottolineato l’importanza di aver portato su scala nazionale la vertenza,  e la “gestione intelligente e responsabile dei sindacati”. 
 
Il segretario cittadino del Pd, Giovanni Pasetti, ha ringraziato lavoratrici e lavoratori dell’azienda  per aver ricucito, con l’onda rossa che è entrata in piazza Sordello, un rapporto perduto con la città. “Stiamo tutti parlando di ripartenza e questo messaggio di speranza è stato, contemporaneamente, un messaggio di forza. Ora, però, non si abbassi la guardia”. 
 
“Corneliani non è soltanto un posto di lavoro, ma un luogo di vita” ha detto Matteo Campisi, capogruppo Pd in consiglio comunale. “Sindacati e forze politiche di centrosinistra – ha aggiunto – sono due mondi che si sono allontanati, ma qui hanno dimostrato di saper convivere e di poter portare a casa insieme dei risultati”.  
 
“Come sindacato – ha detto  Michele Orezzi (Filctem Cgil) uno dei grandi protagonisti di questa grande sfida – non possiamo permetterci il lusso di vivere distaccati dalla realtà, mentre la politica può ancora farlo. Certo, il sindacato deve rinnovarsi e ha problemi di rappresentanza in un mercato frammentato, reso così anche da scelte politiche sbagliate”. Orezzi ha contestato, poi, il racconto di una città stretta attorno alle lavoratrici: “In realtà soprattutto all’inizio siamo stati soli, e il giorno della manifestazione in piazza Sordello c’erano soltanto magliette rosse. C’era il sindaco, ma mancava la cittadinanza. Noi abbiamo svegliato la città e soltanto dopo è arrivato l’abbraccio”. Verso le conclusioni una domanda: “Se fosse capitato la stessa cosa a un’azienda che produce plastica, o a un’azienda chimica, ci sarebbe stata la stessa mobilitazione?”.