L’Iveco inaugura una panchina rossa per dire no alla violenza contro le donne

SUZZARA – Una panchina rossa. E’ quella installata ieri pomeriggio al Daily Center Iveco di Suzzara durante una cerimonia molto partecipata a cui hanno preso parte anche numerose autorità locali e una nutrita rappresentanza di lavoratori dell’azienda.
Ad aprire la cerimonia e ad inaugurare la panchina è stato il direttore dello Stabilimento di Suzzara Fulvio Carillo che ha dichiarato: “ La nostra presenza qui, oggi, vuole essere un chiaro messaggio ed un segnale inequivocabile del nostro impegno per l’eliminazione della violenza contro le donne. Di qui la necessità di compiere un gesto forte, simbolico ma distintivo di un impegno costante di Iveco Group nel sottolineare la volontà di contrastare questa tragica piaga, un’insensata, vergognosa ed inumana escalation di violenza fisica e psicologica”.
“La nostra azienda promuove l’inclusione e la diversità, nonchè una lotta continua contro tutti gli stereotipi ed i preconcetti; Iveco Group ha scritto sulla propria pelle alcuni dei valori su cui ha fondato la propria identità. Uno di questi è “Facciamo ciò che è giusto”, un principio che si può declinare in tanti modi e in tante situazioni, ma attraverso il quale Iveco Group ha voluto sottolineare che agiamo guidati dalla nostra coscienza e che vogliamo che le nostre azioni abbiano un impatto positivo sulle nostre comunità. Questa sera, qui, noi tutti davanti a quella panchina rossa, vogliamo ribadire il nostro no alla violenza contro le donne e sulle donne e vogliamo impegnarci in gesti non soltanto simbolici ma concreti contro la violenza in ogni forma in cui questa si manifesti” ha sottolineato Carillo.

Ad intervenire poi è stata Francesca Florio, avvocato e autrice del libro “Non chiamatelo revenge porn” .
“Il tipo di società in cui siamo cresciuti e viviamo ci spinge a minimizzare certi fenomeni e a non farci cogliere alcuni campanelli d’allarme che potrebbero essere fondamentali per la prevenzione di molte tragedie. Cosa fare dunque se sono vittima di violenza? Rompi l’isolamento. Non aver paura di chiedere aiuto, anche se non te la senti di denunciare subito hai la possibilità di fare domande e ricevere risposte. Parlane con una persona a te vicina o contatta un centroantiviolenza. Cosa fare se temo che una persona a me cara sia vittima di violenza? Molti dei reati riconducibili alla violenza di genere come ad esempio il reato di “maltrattamenti in famiglia” sono procedibili d’ufficio. Questo significa che non serve una denuncia da parte della vittima per avviare il procedimentopenale. È il momento di agire come collettività: da un lato smettendo di stigmatizzare la sessualità femminile  associandola ad un qualcosa di cui le donne dovrebbero vergognarsi, abbandonando i nostri scranni da giudici della moralità altrui ed iniziando a metterci nei panni degli altri, delle altre, anche quando agiamo da spettatori” ha dichiarato Florio

E’ stata poi la volta di Sara Facchinetti,  coordinatrice area minori e famiglie per Socialis che ha dichiarato come spesso le “donne vittime di violenza arrivino al servizio sociale rappresentando altri tipi di bisogni” e ha poi auspicato una serie di azioni per rafforzare la rete degli attori coinvolti nel contrasto alla violenza sulle donne. Gli interventi sono stati chiusi da Claudia Forini, presidente Centro Donne Mantova che ha ricordato i dati del 2022 “con il centro antiviolenza che ha preso in carico 131 donne 100 delle quali si sono rivolte al Centro per la prima volta, mentre 31 hanno proseguito e/o riattivato e/o concluso percorsi attivati negli anni precedenti”.

 

 

 

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