Lombardia: no al salario minimo per i lavoratori pubblici e privati

Si del Consiglio regionale al referendum sulla legge elettorale. Fiasconaro M5S:

MILANO – È stata discussa oggi in Consiglio regionale della Lombardia la mozione delle opposizioni sull’istituzione del salario minimo per i lavoratori pubblici e privati.

“La mozione in oggetto – ha commentato la Consigliera mantovana della Lega Alessandra Cappellari – affronta un tema particolarmente delicato e impattante nel tessuto socioeconomico sia in Italia sia in Lombardia. L’approccio al problema non deve però essere di carattere ideologico ma va analizzato calandosi nelle specifiche realtà. Infatti, come ribadito dall’Ocse, il problema nel nostro Paese negli ultimi anni è rappresentato essenzialmente dal cuneo fiscale-contributivo e, in assenza di forti politiche sul taglio delle tasse, è del tutto fuori luogo discutere di salario minimo”.

“La determinazione di questa realtà – prosegue Cappellari – è già stabilita nella contrattazione collettiva e non dovrebbe in ogni caso essere definita per legge; tuttavia, la previsione di un valore salariale imposto in modo imperativo e che prevale rispetto a quello determinato dal mercato, o quantomeno dalla contrattazione collettiva, finirebbe per avere l’effetto opposto con un aumento del costo del lavoro e le inevitabili conseguenze anche di carattere occupazionale”.

“Il testo, inoltre, non tiene conto del divario del costo della vita oggettivamente esistente tra le varie regioni d’Italia. L’introduzione di un salario minimo indistinto non corrisponderebbe quindi nemmeno al principio di uguaglianza, costituzionalmente tutelato. Quindi anche in caso di discussione futura sull’introduzione del salario minimo, ciò non potrebbe prescindere dalla previsione di un meccanismo di differenziazione tra le regioni che tengano conto del reale costo della vita”

Non tarda ad arrivare la replica del Movimento 5 Stelle che aveva presentato proprio la mozione. “Abbiamo chiesto di condividere un impegno politico, per la dignità dei lavoratori – spiega Andrea Fiasconaro  -. Ci siamo scontrati con un centrodestra confermatosi fuori dal mondo, scollegato dalla realtà, ma soprattutto timoroso nel dare una speranza e un sostegno a chi ne avrebbe bisogno per mettere un piatto in tavola o pagare il riscaldamento. La Giunta preferisce ignorare il fatto che negli ospedali pubblici lombardi, i loro appalti consentono che professionisti del mondo sanitario, quali infermieri e operatori sanitari, vengano inquadrati con contratti impropri, con retribuzioni pari a 4,60 euro l’ora. Sono ancorati a una visione del mondo in cui lavoratori e imprese devono venir messi uno contro l’altro, quando nella realtà sempre più spesso lavoratori e imprese lottano fianco a fianco per arrivare a fine mese.

Nella storia abbiamo avuto governi di centrodestra che hanno privatizzato a discapito dei lavoratori. Abbiamo avuto governi di centrosinistra che invece di lottare per il minimo salariale hanno approvato il “Jobs Act”. Oggi, al netto delle nostre posizioni politiche, volevamo affermare un principio che riteniamo debba avere la più ampia condivisione: ogni lavoratore ha diritto a un salario minimo, perché il costo del lavoro non può essere l’unico parametro, sul quale impostare un conto economico. Chiediamo un equo compenso che possa garantire a tutti una vita dignitosa. Bisognava superare le logiche di partito e condividere una battaglia di civiltà, per progettare il Paese che sarà.
Bene il cambio di rotta del Partito Democratico che, almeno in Lombardia, ha dimostrato di sostenere questa battaglia di civiltà. Prendiamo invece atto di quanto il centrodestra lombardo sia distante dalla quotidianità dei cittadini e di ciò che succede a chi non ha la fortuna di guadagnare oltre ottomila euro al mese. Restiamo convinti che, come successo con il Reddito di Cittadinanza, il taglio dei costi della politica, il Superbonus, le politiche energetiche e la spesa per le armi, anche in questo caso il Movimento Cinque Stelle riuscirà a dettare l’agenda anche alla politica di quei vecchi partiti, che ancora oggi si sono assunti la responsabilità di votare contro i lavoratori e la dignità del lavoro stesso”.