Mafia, nel Mantovano 537 imprese a rischio infiltrazione

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MANTOVA – Sono 537 le imprese mantovane potenzialmente vicine alla criminalità organizzata, tra l’1 e il 2% del totale. Il dato emerge dall’indagine della Cgia di Mestre che posiziona la provincia virgiliana al 63° posto a livello nazionale per numero di aziende che potrebbero essere a rischio, a vario titolo, di legami con sodalizi di stampo mafioso.
La situazione, secondo quanto rileva la Cgia, sarebbe ancora più preoccupante nelle vicine Brescia (al 5° posto con ben 4.043 aziende con possibili imprese a rischio mafia, il 3-4% del totale) Reggio Emilia (al 16° posto con 1852 aziende a rischio, tra il 3 e il 4% di quelle complessive) e Modena (17° con 1753 imprese tra il 2 e il 3% del totale), Verona (23° posto con 1391 imprese a rischio tra l’1 e il 2%) e Parma (31° posto con 1072 aziende, tra il 2 e il 3%). In ogni caso i dati fanno capire come gran parte dell’area intorno a Mantova è a rischio mafia.

Secondo l’indagine il volume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40
miliardi di euro l’anno; una cifra spaventosa che vale praticamente due
punti di Pil. Se effettuiamo una comparazione puramente teorica che, tuttavia, ci consente di “dimensionare” la portata del fenomeno, il fatturato dell’industria del crimine risulta essere ipoteticamente al quarto posto a livello nazionale, dopo quello registrato dall’Eni (93,7 miliardi di euro), dall’Enel (92,9 miliardi) e dal Gestore dei Servizi
Energetici (GSE) (55,1 miliardi). Il dato relativo al giro d’affari è tra l’altro sottostimato, poiché non è possibile misurare anche i proventi riconducibili all’infiltrazione di queste realtà nell’economia legale.

Analizzando la diffusione territoriale delle aziende in “odor di mafia”, scorgiamo che sono le attività più a rischio sono quelle presenti nelle grandi aree metropolitane. A Napoli, ad esempio, sarebbero quasi 18.500, a Roma poco più di 16.700 e a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34 per cento circa delle imprese a rischio in tutto il Paese. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291.

Gli ambiti criminali in cui le mafie fanno business sono numerosissimi. Tra i principali si segnala il narcotraffico, il traffico d’armi, lo smaltimento illegale dei rifiuti, gli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose, le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove il numero di denunce all’Autorità giudiziaria per
estorsione/racket – ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato, etc. – è molto alto, la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata.

In questi ultimi anni l’estorsione è è uno dei pochi reati che ha registrato
un forte aumento del numero delle denunce. Negli ultimi dieci anni, infatti, i delitti denunciati dalle forze di polizia all’Autorità giudiziaria per estorsione sono aumentati del 66,2 per cento, mentre il complesso di tutti i delitti denunciati sono scesi del 19 per cento, passando da 2,89 milioni del 2013 a 2,34 milioni del 2023. E in particolar modo al Nord,
fa sapere la Direzione Investigativa Antimafia, che il fenomeno estorsivo si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendoaltre tipologie di servizi/forniture. Oppure, proponendo alle imprese
soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’IVA che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di
onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro.

Tra il 2013 e il 2023 le denunce per estorsione sono aumentate del 66,2 per cento, con una punta massima del +128,3 per cento nel Nordest. In termini complessivi, è il
Mezzogiorno con 3.877 la ripartizione geografica che nel 2023 ha registrato il più alto numero di denunce; seguono il Nordovest con 2.945, il Centro con 2.573 e il Nordest con 2.043. Molto preoccupante a tal proposito il dato di Mantova: in dieci anni le denunce per estorsione nella provincia virgiliana sono passate da 30 a 83 all’anno, con un aumento del 176,7%. Mantova è 15esima in Italia tra le province che hanno registrato gli incrementi maggiori.