Malattia di Charcot-Marie-Tooth: la chirurgia è efficace. Lo studio coordinato a Bozzolo dal dottor Ferraro

Il dottor Francesco Ferraro, direttore della struttura di Riabilitazione Specialistica Neuromotoria di ASST Mantova

MANTOVA – Uno studio sull’efficacia della Chirurgia nella Charcot-Marie-Tooth. Promosso da ACMT-Rete, è stato coordinato da Francesco Ferraro, direttore della struttura di Riabilitazione Specialistica Neuromotoria di ASST Mantova, che ha collaborato con altri specialisti di Varese, Imola, Parma e Rimini. La ricerca è stata pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Journal of the Peripheral Nervous System.
La raccolta dei dati è avvenuta nel presidio riabilitativo di Bozzolo, centro di riferimento regionale per le malattie ereditarie rare, tra le quali appunto la patologia oggetto dello studio. Nell’ospedale mantovano sono stati valutati, tramite scale specifiche, la capacità di camminare a lungo termine dei pazienti sottoposti a intervento chirurgico, nonché la loro soddisfazione rispetto ai cambiamenti introdotti dall’intervento.
I dati sono riferiti a 79 pazienti prevalentemente adulti (73 per cento), tra la metà del 2018 e la metà del 2019: 63 di loro (35 donne e 28 uomini) sono stati inclusi nello studio. L’età media dei partecipanti era di 42 anni, le forme della malattia demielinizzanti nel 75 per cento dei casi, assonali per il 20 per cento. Ciascuno di loro si è sottoposto a uno o più interventi di chirurgia funzionale tra il 1967 e 2018.
I risultati della ricerca? I pazienti hanno mantenuto un’alta efficienza nel cammino nel lungo periodo, dichiarando di essere soddisfatti nell’80 per cento dei casi. Ciò conferma l’efficacia della chirurgia funzionale nella gestione delle deformità del piede nei pazienti con Charcot-Marie-Tooth.
La chirurgia funzionale si è evoluta significativamente nel corso degli anni. Da procedure molto invasive alle ossa si è passati a interventi anche sui tessuti molli (tendini, trasposizioni muscolari). La necessità di dover ripetere l’intervento è diminuita dal 70 per cento prima del 2000 al 32 per cento nell’ultimo decennio. Solo in cinque casi sono sorte complicazioni.

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