Manutenzione rotabile, i sindacati: “si parta con il negoziato per la riorganizzazione”

Crescita del settore, investimenti infrastrutturali, adeguamento delle postazioni di lavoro,
avanzamento professionale collegato alle abilitazioni comprese quelle agli organi di sicurezza, indennità specifiche, assunzioni: sono alcune delle rivendicazioni della vertenza che ha visto una grande partecipazione agli scioperi di Aprile e Luglio 2023 dei lavoratori della manutenzione rotabile nella quale sono stati coinvolti anche i lavoratori mantovani.
“Rivendicazioni – si legge nella nota delle segreterie nazionali – che come Organizzazioni Sindacali abbiamo ribadito ancora con più forza alla controparte datoriale nell’incontro dei giorni scorsi e che riteniamo essere irrinunciabili e vincolanti a qualsiasi apertura di una discussione sul settore della manutenzione rotabili”.
Nella riunione del 9 ottobre, l’AD di Trenitalia ha reintrodotto l’idea aziendale inerente alla
riorganizzazione del settore della Manutenzione, presentata già lo scorso 20 settembre, sul quale il Sindacato ha evidenziato alcune preoccupazioni. L’Amministratore Delegato ha più volte ripetuto l’importanza di volere avviare un percorso che vuole essere tracciato attraverso un confronto con il sindacato, al fine di raggiungere un accordo complessivo per il rilancio del settore, che ha come punti cardine:
il rafforzamento della direzione tecnica e della sua funzione di collaudo (a garanzia della qualità del lavoro) attuando un passaggio di responsabilità e trasferendo la manutenzione ciclica, al pari di quella di primo livello, all’interno delle direzioni di business;
il tema del make or buy, ovvero delle internalizzazioni / esternalizzazioni. Attraverso un’analisi dei costi in una logica di efficienza e mercato aperto, lo sviluppo del settore si concentrerebbe su una manutenzione fortemente internalizzata per quanto riguarda il livello Regionale e quello IC. Mentre su AV, data la graduale sostituzione dei mezzi esistenti con gli ETR1000, l’idea è di muoversi con contratti full service, senza variazioni per quanto riguarda le flotte esistenti, fino alla loro dismissione;
-il terzo punto riguarda la razionalizzazione del reticolo produttivo degli impianti di
manutenzione, che in base a quanto propone Trenitalia, dovrebbe prevedere un’ unica officina per la manutenzione dei mezzi del trasporto regionale per ogni realtà regionale, pur affrontato attraverso un ragionamento che va impostato nei modi e nei tempi corretti.

“Come Organizzazioni Sindacali – prosegue la nota – abbiamo espresso più di qualche perplessità e preoccupazione per quanto dichiarato, pur apprezzando le notizie di possibili internalizzazioni. Rispetto ad un restringimento del reticolo degli impianti di manutenzione, abbiamo dichiarato la nostra contrarietà, ritenendo che la questione necessiti di un più ampio approfondimento e che la definizione di “un impianto per regione” è inaccettabile.
Così come preoccupante risulta essere l’affermazione di esternalizzare tutto il segmento AV
degli ETR1000, anche alla luce della mancanza di un dettaglio del progetto nel quale si possa comprendere se e quale flusso manutentivo rimarrebbe in Trenitalia, per questo motivo al tavolo abbiamo manifestato la nostra contrarietà. Come OO.SS. da sempre riteniamo fondamentale internalizzare attività core, così come traspare nel progetto lato IC e Regionale.
Tra le preoccupazioni anche quella che la nuova organizzazione possa depauperare ulteriormente il lavoro nelle officine di secondo livello, che potrebbero trovarsi a lavorare solo su materiale utilizzato dalla direzione di  riferimento e non su quello eterogeneo come fatto fino ad ora.
Da qui la richiesta: “Chiediamo a Trenitalia di esplicitare gli elementi cardine di un confronto complessivo: l’evoluzione e il percorso organizzativo-gestionale di attività nelle quali la gestione del processo produttivo deve essere elemento qualificante oltre alla gestione completa delle attività collegate – direttamente o indirettamente – agli organi e alla sicurezza di esercizio, oltre alla qualità del servizio stesso”.
Altri nodi da discutere: la valorizzazione professionale e il miglioramento dell’organizzazione del lavoro, la formazione e riqualificazione professionale.

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