Medici di famiglia, la protesta: “lasciateci fare i nostro lavoro”. A Milano anche una delegazione mantovana

Medici di famiglia, la protesta:

MILANO – Hanno sfilato con il camice bianco addosso, molti con appuntata la coccarda gialla e tutti con la mascherina gialla. Perché il giallo è diventato il colore dei medici di famiglia che hanno deciso di dare basta alle tante mancanze della medicina di territorio. “Carenze particolarmente sentite in Lombardia da ben prima che scoppiasse l’emergenza Covid” dicono i medici di base che questa mattina hanno manifestato davanti a Milano davanti alla sede di Regione Lombardia.
Tra loro anche una delegazione mantovana delle “coccarde gialle” il movimento spontaneo non di natura sindacale, nato qualche mese fa proprio in Lombardia, che sta accumulando tantissime adesioni un po’ in tutta Italia e che ha come obiettivo una riorganizzazione della medicina territoriale.
“Un movimento nato per dare voce ai medici di base, che hanno bisogno di esprimere il disagio non più accettabile di non poter svolgere la professione con la tranquillità e l’impegno necessari a garantire una appropriata assistenza” recita una nota dell’organizzazione.
I medici puntano in particolare il dito accusatore contro la burocrazia che porta via troppo tempo a quello che dovrebbe essere il loro vero lavoro: le visite dei pazienti. Ma dicono basta anche alla campagna denigratoria, di parte della stampa e persino del vicepresidente regionale e assessore al Welfare Letizia Moratti, che dichiara un loro impegno lavorativo di solo poche ore alla settimana.
“ Entro 5 anni il 40% dei cittadini sarà senza medico di fiducia e sarà costretto a
ricorrere a prestazioni private pagando di tasca propria. Regione Lombardia ha approvato una riforma che si occuperà solo di edificare sul territorio strutture ambulatoriali, senza pensare a risolvere il vero problema della medicina territoriale che è la carenza di medici, promuovendo in sostanza la privatizzazione del Servizi sanitario nazionale” dichiarano i medici di famiglia che durante la manifestazione, mentre riecheggiavano le note del Silenzio, hanno  commemorato i colleghi che sono deceduti per Covid nell’esercizio della loro professione “senza avere avuto un dignitoso riconoscimento, anche economico”.