Navigazione turistica tra il Garda e Mantova riutilizzando le infrastrutture esistenti

MANTOVA – “Le informazioni riportate nei comunicati dal Consorzio di Bonifica del Garda-Chiese-Mantova e da altri soggetti sono molto carenti ed alcune errate dimostrando di non conoscere in dettaglio il progetto”, esordisce l’arch. Giancarlo Leoni. “È bene innanzitutto ricordare che la prima ipotesi di collegamento di navigazione fu fatta dalla Regione Lombardia nei primi anni 2000 proprio perché l’obiettivo di unire il bacino turistico del Garda con i territori dell’alto mantovano e la città dei Gonzaga era fondamentale per lo sviluppo economico, anche di quello agricolo adiacente all’infrastruttura”. Da lì, dunque nel 2012 la Provincia decideva di riprendere la vecchia idea privilegiando la riutilizzazione delle infrastrutture d’acqua esistenti in modo da rendere compatibile sia l’attività d’irrigazione che la navigazione turistica allargando contestualmente il potenziale di fruibilità dei territori mantovani ai 9milioni di turisti presenti ogni anno sul Garda dei quali 2,5 hanno utilizzato i servizi di navigazione. “Non a caso – specifica – il progetto prevede non solo l’adeguamento delle infrastrutture dei canali per il transito delle imbarcazioni ma sono stati ipotizzati piccoli porti in grado di consentire anche al diportismo di fermarsi e di sostare nei comuni attraversati. Il progetto così integra le diverse esigenze nel territorio e salvaguarda l’agricoltura“.

Osservazioni tecniche critiche poi affrontate e risolte già nel 2013. “Inoltre il Presidente del Consorzio non rammenta che nel progetto originario del Canale Virgilio, del quale è responsabile, era prevista una conca all’edificio regolatore di Salionze per permettere la navigazione turistica. Pertanto non mi dilungo sulle altre confutazioni tecniche pretestuose del nuovo progetto ed auspico incontri tra esperti che coinvolgano le istituzioni e tutte le associazioni interessate, non solo gli agricoltori. Si possono così verificare e risolvere queste obiezioni peraltro non argomentate né documentate. Il Presidente del Consorzio lamenta poi il mancato coinvolgimento non ricordandosi che già nel 2013 in diversi incontri i suoi amministratori e tecnici avevano partecipato ed invitati a presentare osservazioni ma ovviamente tutto è rimasto silente. Agli stessi incontri, diverse amministrazioni comunali e provinciali avevano sostenuto l’iniziativa ed indicata la prosecuzione”. 

Ribaditi poi i vantaggi del progetto per gli agricoltori, poichè impone ai soggetti che governano l’acqua di garantirne i flussi tutto l’anno (ovviamente ad eccezione delle necessità di messa in secca per interventi manutentivi) a vantaggio dell’irrigazione. “Chi naviga non porta via acqua, la sposta solamente. Dall’altro lato è assolutamente evidente a chiunque che la presenza di nuovi flussi turistici tedeschi e stranieri porterebbe un grande beneficio non solo ai servizi commerciali dei territori ma anche agli stessi agriturismi ed alla promozione dei prodotti agricoli. Va inoltre considerato, e questo è un punto importante che il Consorzio dovrebbe sottolineare, che l’utilizzo del canale anche per altre funzioni può portare nuove entrate e quindi suddividere le spese di manutenzione con altri soggetti visto che il transito turistico avrebbe una tariffazione portando così alla riduzione dei costi agli agricoltori”. Da lì l’invito al Consorzio a studiare quanto già avviene da anni negli altri paesi Europei ed anche, per esempio, quello che sta portando avanti il Consorzio Villoresi nel nord Milanese investendo in questo tipo di attività.

Critiche anche per il documento pubblicato e la lettera mandata in Regione: “quando si afferma che il canale sia di proprietà del Consorzio come se fosse privato. Invece si tratta di una infrastruttura della Regione e il consorzio è “ente pubblico economico a carattere associativo, ai sensi dell’art. 59 del r.d. 13 febbraio 1933 n. 215 e dell’art. 79 della l.r. Lombardia n. 31/2008” pertanto deve rispettare tutte le regole del pubblico interesse e le decisioni sull’utilizzo di questi canali principali spettano ai soggetti istituzionali preposti che devono rappresentare tutti gli interessi della collettività e non solo quelli di una parte. Questo tipo di atteggiamento mi ricorda quando, a partire dal lontano 1985, come funzionario provinciale avevo iniziato a progettare e a realizzare la pista ciclabile Mantova-Peschiera passando molte giornate a discutere con agricoltori ed associazioni che si opponevano alla sua costruzione temendo danni e svalutazioni. Passate da un’altra parte, mi dicevano. (patologia di NIMBY) La storia ha dimostrato che si erano sbagliati e che anzi, molti agricoltori si sono diversificati diventando agriturismi trovandosi le aziende agricole valorizzate anche dalla presenza di questa opportunità turistica. Oggi i circa 300 mila ciclisti che fruiscono della ciclabile riconoscono la qualità del territorio, dei prodotti agricoli e fanno aumentare il valore delle stesse proprietà. Sarebbe un errore ignorare cosa ci insegna la nostra storia”