Nessun colpevole per le morti per Covid nelle Rsa mantovane: archiviate tutte le inchieste

MANTOVA – Tutte archiviate le inchieste per le morti da Covid nelle Rsa mantovane nella primissima fase della pandemia. Il gip Antonio Serra Cassano ha infatti accolto la richiesta di archiviazione che era stata avanzata dalla stessa Procura con il procuratore capo Manuela Fasolato e il pm Silvia Bertuzzi.
Nove erano le Case di riposo finite sotto inchiesta rispettivamente nei comuni di Castiglione delle Stiviere, Schivenoglia, Canneto Sull’Oglio, Guidizzolo, Borgo Virgilio, San Benedetto Po, Serravalle e a Mantova dove i fascicoli riguardavano Mazzali e Green Park. Le stesse dove i Nas di Cremona, i carabinieri del Comando Provinciale e il personale della Guardia di Finanza di Mantova avevano eseguito degli accertamenti con relative perquisizioni e sequestri.
Secondo gli inquirenti ci sono state “lacune gestionali dell’emergenza” da parte della dirigenza delle Rsa ma in tutti i casi queste “non vengono ricondotte a condotte dolose o colpose della dirigenza delle strutture ma fondamentalmente all’eccezionalità del fenomeno, dalle scarse informazioni scientifiche sul virus Sars-Cov-2, quantomeno nel periodo iniziale, nonchè da tutte le difficoltà incontrate a livello di Pubblica Amministrazione e degli enti pubblici preposti alla gestione della pandemia, anche in ordine alla iniziale mancanza o genericità delle disposizioni fornite alle Rsa”.
Viene rilevato in particolare che le prime comunicazioni alle Rsa sono successive al 21 febbraio 2020 (giorno in cui è stato accertato il primo malato a Codogno).
La relazione dei Nas evidenzia anche “l’indisponibilità di materiali diagnostici e di protezione, quali tamponi e mascherine, quantomeno nel primo periodo pandemico”.
In relazione ai decessi oltre a queste criticità viene sottolineato l’impossibilità di dimostrare la sussistenza di un nesso causale tra i decessi verificatisi e la violazione delle norme cautelari in prevenzione dei contagi, così come un nesso causale tra i decessi e l’infezione da Covid-19- Viene evidenziata pure la presenza di soggetti portatori asintomatici del virus e quindi non riconoscibili quali fonti di pericolo e nei confronti dei quali non era previsto alcun monitoraggio. Sotto il profilo poi della ricostruzione della causa di morte si sottolinea “la mancata effettuazione, al momento del decesso, di autopsie sulle persone decedute all’interno delle Rsa, pur risultate positive al Covid-19.
I Nas pongono l’accento poi sulla “difficoltà di accertare in che modo e quando il virus avesse fatto ingresso nelle Rsa tenuto conto del periodo variabile di incubazione, della presenza dei soggetti asintomatici e di decessi di ospiti con sintomi riconducibili al Covid-19 in un periodo addirittura antecedente a quello in cui la presenza del virus fu scoperta e resa nota”.
“E’ stato ecluso il dolo ed esclusa la colpa e in particolare viene evidenziato come le Strutture si siano appellate ad Ats, Asst e Regione per avere informazioni, anche con email a cui sono arrivate risposte tardive, a volte anche dopo settimane” spiega l’avvocato Sergio Genovesi difensore insieme al collega Gaetano Alaja della Rsa di San Benedetto Po e della Fondazione Solaris di Sermide e Felonica.
Le Case di Riposo dunque, a volte con un solo medico ad affrontare l’emergenza, avrebbero adottato cautele ma sarebbero state poste in secondo piano dalle Autorità sanitarie nel primo periodo pandemico rispetto agli ospedali che a loro volte si trovavano ad affrontare qualcosa di mai visto prima. In ogni caso, come evidenziato sempre dagli inquirenti, in un simile quadro non è possibile ritenere fondate le ipotesi di reato che erano omicidio colposo, epidemia colposa, lesione colposa e omissione di atti d’ufficio.
Il gip ha disposto anche il dissequestro dei beni che erano stati posti sotto sequestro nel corso degli accertamenti.

 

 

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