Nuovo Dpcm, Confcommercio e Confesercenti: “Norme contradditorie, le limitazioni di spostamento sono penalizzanti”

Le risposte che mancano al vuoto di questi giorni

MANTOVA – Il nuovo Dpcm non allenta le misure anti Covid. A stabilirlo il Governo, dopo il confronto con le Regioni.

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Misure che non trovano il consenso di Stefano Gola, Vicepresidente di Confcommercio Mantova con delega al territorio. “Con il massimo rispetto per quanto hanno passato molte famiglie in questo periodo, una provincia  come quella di Mantova ha dei numeri molto bassi. Idem altre province lombarde. Ci aspettavamo una valutazione per zone non per Regioni. Speravamo una differenziazione tra province. Ora come ora Mantova sarebbe da “zona gialla”. in questo senso siamo più emiliani-veneti. La rete commerciale mantovana non ce la fa a mantenersi solo con la popolazione cittadina. Le regole sono sempre stata rispettate e non ci aspettavamo quest’altra palata”. Una pandemia che sta mettendo in ginocchio la maggior parte delle attività: “In molti stanno valutando la chiusura. Negli ultimi anni la provincia si era avvicinata molto alla città. Oggi è l’esatto contrario. La botta arriverà dopo, nonostante gli incrementi dei codici Ateco per gli aiuti. Il Comune? L’amministrazione ha pensato a un bando che servirà per dare sostegno ad attività mazziate brutalmente come i bar serali. Alcuni proprio non aprono, altri, ad una certa ora chiudono. Non solo. Nel bando saranno incluse anche quelle attività nate nel 2020. Qui siamo tutti sulla stessa barca”.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Davide Cornacchia, Direttore di Confesercenti Mantova: “Da lombardi, visti i sacrifici fatti per arrivare a diventare “zona arancio” con buone prospettive di vivere in “zona gialla” il Natale, il DL, che pone ulteriori vincoli sugli spostamenti, diventa un problema enorme per molte attività. Limitare la circolazione dal 21 gennaio al 6 gennaio è penalizzante. Le attività più colpite saranno quelle della ristorazione. Lavorare solo con i residenti di Mantova è molto limitativo. Sono norme contradditorie, Ad oggi – prosegue Cornacchia – c’è un 30-35% di possibilità che vengano chiuse delle attività entro il 31 dicembre. Il Covid ha sicuramente accentuato alcune crisi pregresse. Non ci stanno dando una prospettiva su come l’Italia sui muoverà nel futuro”.