Oggetti e cimeli del conte Alessandro Magnaguti in mostra nella “sua” Casa Andreasi

Rosanna Golinelli Berto durante la presentazione della mostra

MANTOVA – Oggetti quotidiani, lettere, reperti storici, persino un ritratto giovanile mai esposto al pubblico. Tutti cimeli che fanno parte della mostra dedicata al conte Alessandro Magnaguti inaugurata questa mattina a Casa Andreasi.

Il conte Magnaguti è stato un grande numismatico, come dimostra la collezione personale attualmente visitabile a Palazzo Ducale, nel contesto della grande esposizione “Nell’oro impressa“. Ma non solo: tra i suoi grandi meriti c’è anche quello di aver lasciato una casa di sua proprietà, situata al civico 9 di via Frattini, all’Ordine domenicano. Non una casa qualsiasi, bensì Casa Andreasi, l’abitazione quattrocentesca che fu dimora della terziaria domenicana beata Osanna. Proprio cento anni fa il conte Malaguti, privo di eredi, iniziava a manifestare la volontà di fare in modo che questi luoghi diventassero patrimonio dell’Ordine.

Fu infatti nel 1924 che egli acquistò dal fratello Ludovico, che l’aveva ereditato, il complesso immobiliare che si trova tra via Frattini e via Guerrieri Gonzaga e che comprende la Casa della beata Osanna Andreasi. Nello stesso anno chiese al Ministero della Pubblica Istruzione la conferma del vincolo di interesse culturale per l’edificio, mettendolo così al riparo da adattamenti, rifacimenti o adeguamenti alle necessità e ai gusti dei tempi contemporanei. Ben presto iniziarono i rapporti con il Terz’Ordine domenicano della città di Mantova e fin dal 1934 Alessandro Magnaguti concesse parte dell’immobile quale sede delle riunioni e quale abitazione di tre terziarie domenicane. Da quel momento i rapporti si stringono fino alla donazione alla Provincia domenicana Utriusque Lombardiae di parte dell’edificio, che diviene, per successivi passi, proprietà completa dell’Ordine domenicano. Insomma con il 1924 inizia una nuova storia, che ancora prosegue e che ha portato la Casa ad essere un luogo di alto significato nella vita religiosa e culturale di Mantova.

Un secolo dopo, Alessandro Magnaguti ritorna in qualche modo a Casa Andreasi – che era stata sua proprietà, come detto, ma non la sua dimora – grazie a una piccola mostra che espone oggetti e documenti grazie al generoso prestito della dottoressa Patricia Torrone, residente a Genova e nipote della seconda moglie del conte. Sono cimeli della vita del conte mantovano, oggetti quotidiani che lo raccontano: i bastoni da passeggio, il tagliacarte, la bilancina per le monete, il libretto militare, le medaglie della Croce Rossa di cui fu presidente, gli inviti del re Vittorio Emanuele III, il diploma di laurea, lettere alla moglie, alcune sue pubblicazioni. Rilevante, tra gli oggetti in mostra, è il ritratto del giovane conte dipinto da Archimede Bresciani da Gazoldo, per la prima volta esposto al pubblico e che, solo per l’inaugurazione, era affiancato dall’altro ritratto del conte dipinto da Mario Lomini.

Questa mattina è stata inaugurata ufficialmente la mostra, e per l’occasione è stato presentato anche un volumetto che raccoglie alcuni testi su diversi aspetti della personalità del conte e della sua famiglia. Entrambi sono curati da Angela Ghirardi e da Rosanna Golinelli Berto.  I saggi di Amerigo Berto, Angela Ghirardi, Luisa Onesta Tamassia e Massimo Rossi erano stati illustrati a Casa Andreasi in occasione della giornata di studi organizzata per la presentazione del libro “Alla scoperta del Conte Alessandro Magnaguti. L’ultimo Cavaliere dei Gonzaga” (Mantova, Il Rio, 2019) di Damiano Cappellari, cui si sono aggiunti i testi di Claudio Fraccari, Graziano Mangoni, Sandro Sarzi Amadè, Lisa Valli e Paolo Camatti.

L’esposizione sarà visitabile fino al 31 dicembre (lunedì-venerdì ore 10-12.30, giovedì anche ore 17-19; sabato, domenica, festività e altri orari, su prenotazione). L’iniziativa gode del contributo della Fondazione Banca Agricola Mantovana e della Fondazione Comunità Mantovana.