Ramelli, in Regione le città che lo hanno onorato. Meloni: “Ricucire ferita profonda”

I rappresentanti delle città che hanno intitolato luoghi, vie e piazze a Sergio Ramelli sono stati invitati stamani a Palazzo Palazzo Lombardia per ricevere una targa dedicata. “Desideriamo ringraziare uomini e donne delle istituzioni che negli anni, all’interno delle Amministrazioni comunali, hanno voluto commemorare la figura di Sergio Ramelli, un ragazzo colpito a morte per le proprie opinioni, in nome dell’odio ideologico. Una pagina di storia italiana che per troppo tempo è stata strappata, nascosta, dimenticata: con la consegna della ‘targa ricordo’ vogliamo dare un riconoscimento a chi, con coraggio, ha sfidato pregiudizi e ostilità decidendo di rendere omaggio a un ragazzo che non imbracciava armi e spranghe, ma solo un quaderno. Un modo per ristabilire verità e memoria”. Così l’assessore alla Cultura di Regione Lombardia, Francesca Caruso, illustrando l’iniziativa ‘Mille città per Sergio’ programmata nell’ambito dell’evento ‘Le idee hanno bisogno di coraggio’ che si è svolto a Palazzo Lombardia svoltasi all’Auditorium Testori, in ricordo dello studente assassinato 50 anni fa.

Le 38 città che hanno onorato Sergio Ramelli ringraziate in Regione Lombardia

Regione Lombardia ha rivolto il ringraziamento ai promotori delle intitolazioni di parchi, strade, giardini e piazze alla memoria di Sergio Ramelli in 38 città italiane: Milano, Lodi, Verona, Sesto San Giovanni (MI), Catanzaro, Arezzo, Ascoli Piceno, Brescia, Busto Arsizio (VA), Cagliari, Casalpusterlengo (LO), Cassano d’Adda (MI), Cinisello Balsamo (MI), Civitanova Marche (MC), Codogno (LO), Como, Desio (MB), L’Aquila, Lecce, Modena, Monza, Nardò (LE), Novate Milanese (MI), Sanremo (IM), Ospedaletti (IM), Praia a Mare (CS), Rovigo, San Severo (FG), Sant’Angelo Lodigiano (LO), Taurianova (RC), Trezzano sul Naviglio (MI), Vigevano (PV), Crotone, Pedara (CT), Pellegrina (VR), Perugia, Macerata, Brugherio (MB).

Meloni: “Ricucire ferita profonda, sforzo di verità e pacificazione”

“Sergio Ramelli era una persona libera, ma essere liberi in quei tempi duri comportava un’enorme dose di coraggio che spesso sfociava nell’incoscienza addirittura”. E’ quanto ha detto oggi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio, trasmesso durante il convegno ‘Sergio Ramelli. Il coraggio delle idee’ organizzato a Milano.
“50 anni fa si spegneva la sua giovanissima vita, una morte tanto brutale quanto assurda e forse proprio per questo è divenuta un simbolo per generazioni di militanti di destra e di tutta Italia. Cinquant’anni dopo siamo chiamati a interrogarci su quello che ancora oggi ci può insegnare il suo sacrificio” ha poi aggiunto. “Siamo reduci da giorni intensi nei quali la scomparsa del Santo Padre ci ha portato a riflettere su temi profondi, misericordia, perdono, pietas, provvidenza. Ed è terribilmente difficile accostare questi valori alla vicenda di Sergio Ramelli”.

“Amava l’Italia più di ogni altra cosa, aveva deciso di non tenerselo per sé, di dirlo al mondo senza odio, senza arroganza, senza intolleranza. La sua storia ce l’ha raccontata chi lo ha conosciuto, chi ha condiviso con lui la militanza politica, chi ha sperato e pregato per quei terribili 47 giorni di agonia che Sergio potesse risvegliarsi, chi ha pianto quel 29 aprile in cui si è spento e nei giorni successivi, quando persino celebrare il funerale divenne un’impresa, chi ha ricercato incessantemente verità e giustizia, prima e durante il processo, chi in questi anni ha dedicato alla sua memoria una strada, un giardino, chi invece un libro, una canzone, un fumetto, uno spettacolo teatrale. E quella storia ce l’ha raccontata Anita, mamma Ramelli, che per quei quasi 40 anni ha onorato il suo amato Sergio insegnando dignità e amore infinito”.

“Oggi dopo più di 50 anni quella memoria, che per troppo tempo è stata soltanto di una parte, inizia a essere più condivisa. Nel tentativo di ricucire una ferita profonda nella coscienza nazionale che deve accomunare uno sforzo di verità e pacificazione a tutte le vittime innocenti, del loro e della violenza politica. Un mese e mezzo fa, nell’anniversario dell’aggressione in governo che mi onoro di guidare in collaborazione con l’Istituto Poligrafico dello Stato e Poste Italiane, ha voluto dedicare un francobollo alla memoria di Sergio Ramelli”.

“Coltivate la vostra libertà. Non perdete il vostro sorriso. Inseguite la bellezza, difendete le vostre idee con forza, ma fatelo sempre e, soprattutto, con amore, come faceva Sergio” dice la premier “ai ragazzi che oggi hanno l’età in cui Sergio morì, che hanno spalancato davanti a sé la strada della propria vita, che vogliono dedicarla a ciò in cui credono” e a cui “voglio dire ‘non fatevi ingannare da falsi profeti e da cattivi maestri'”.

“A 50 anni dalla morte di Sergio Ramelli – aggiunge la presidente Meloni – c’è una minoranza rumorosa che crede che l’odio, la sopraffazione e la violenza siano strumenti legittimi attraverso cui affermare le proprie idee”.

“Ai nostri figli dobbiamo raccontare che c’è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva essere costretti a cambiare scuola, quartiere, città” sottolinea la presidente del Consiglio. “Si poteva essere minacciati, insultati, aggrediti. Si poteva persino perdere la vita, uccisi da carnefici che nemmeno ti conoscevano, in una spirale di odio cieco e violenza che si è trascinata per troppi anni”. L’omicidio di Sergio Ramelli “dobbiamo raccontarlo, non soltanto per ricordare chi ha pagato il prezzo più alto, ma per imparare a riconoscere subito i germi di quell’odio e di quella violenza, per neutralizzarli subito e impedire loro di generare nuove stagioni di dolore, perché insomma non accada mai più”.