PEGOGNAGA – Prevedibile. Ma ampiamente auspicabile da tutta la comunità.
A Pegognaga la minoranza consiliare di centrosinistra ha presentato le proprie scuse al sindaco Matteo Zilocchi risolvendo in maniera pacifica il possibile avvio di una vertenza che avrebbe assurdamente amplificato la tensione tra gruppi politici, riversantesi sull’intera comunità laurenziana. Concluse dal sindaco le rituali comunicazioni in apertura della seduta, ha chiesto di intervenire la consigliera di RiAttiviamo Pego Alessandra Tellini per leggere un comunicato «In merito all’interpellanza sulla Rsa, letta e discussa nel consiglio del 27 marzo il gruppo consiliare di minoranza ci teneva a precisare: con l’interpellanza presentata i firmatari non avevano alcuna intenzione di addebitare al sindaco una condotta costituente reato e tanto meno di accusarlo di falso ideologico. Per questi motivi porgiamo le nostre scuse».
Concisa, ma altrettanto attesa la risposta di Zilocchi «Io vi ringrazio ed ovviamente le scuse sono accettate. Grazie». L’interpellanza di RiAttiviamo Pego era incentrata sul report delle criticità in Rsa Bovi, commissionato dall’amministrazione comunale allo studio modenese Politecnica. Col documento la minoranza contestava il fatto che il report fosse stato consegnato a sindaco e vicesindaco e non al responsabile dell’ufficio tecnico che l’ha commissionato. Contestava altresì la mancata concessione alla minoranza di consultare quel report, mentre il sindaco fosse ricorso ai social per diffonderne le conclusioni. Ma a provocare la risentita reazione del primo cittadino era questa affermazione «Quale motivo ci possa essere per cui il sindaco riceva preventivamente in bozza uno studio tecnico, se non valutare da parte sua la possibilità di intervenire con proposte emendative dei risultati di tale studio, alterandone quindi in quel caso il risultato tecnico concorrendo quindi alla sua falsificazione ideologica».
La risposta di Zilocchi «Accusare il sottoscritto di concorrere alla falsificazione ideologica di un documento è reato penale come disposto dall’art. 476 del Codice Penale». Aveva quindi concluso «Pertanto in assenza di formali pubbliche scuse sull’utilizzo di tali termini accusatori e diffamatori verso la mia persona, estensibili all’istituzione che rappresento, provvederò a tutelarmi legalmente nelle sedi opportune, nessuna esclusa». Prevedibili quindi le scuse per un ritorno alla distensione in paese.
Riccardo Lonardi