Pena di morte, Smith giustiziato con azoto in Alabama

Kenneth Eugene Smith, 58 anni, è stato giustiziato con un’esecuzione per ipossia da azoto avvenuta in un carcere dell’Alabama. Per la prima volta, nell’applicazione della pena di morte, viene utilizzato l’azoto. La Corte Suprema degli Stati Uniti, dopo la Corte d’appello, aveva respinto l’ultimo ricorso e il tentativo di bloccare quella che i legali del detenuto hanno definito una punizione “inusuale e crudele”.

Il decesso di Smith è avvenuto alle 20.25 del 25 gennaio. Secondo le informazioni diffuse dalle autorità, la morte è sopraggiunta a 15 minuti dall’inalazione dell’azoto. Il detenuto, come riferisce la Cnn, ha rilasciato una dichiarazione prima di morire: “Stasera l’Alabama ha costretto l’umanità a fare un passo indietro. Me ne vado provando amore, nella pace e nella luce. Grazie per avermi sostenuto, vi amo tutti”.

All’esecuzione hanno assistito alcuni rappresentanti dei media. Secondo quanto riporta la Cnn, Smith è apparso cosciente per “diversi minuti dall’inizio dell’esecuzione”. Nei 2 minuti successivi all’inalazione dell’azoto “tremava e si contorceva su una barella”. Quindi, ha respirato profondamente per alcuni minuti prima che il movimento iniziasse a rallentare “fino a quando il respiro è diventato non più percepibile”.

John Hamm, responsabile del Dipartimento carcerario dell’Alabama, riferisce che il detenuto ha eseguito “alcuni movimenti involontari” e il suo respiro è diventato “affannoso”: “Era tutto previsto secondo gli effetti collaterali che abbiamo visto e studiato sull’ipossia da azoto. Quindi nulla fuori dall’ordinario rispetto a ciò che ci aspettavamo”.

Le critiche

Oltre alle note critiche sulla crudeltà e sulla inutilità della pena di morte che si sono levate da molti Stati, è proprio sul metodo dell’ipossia da azoto che si sono appuntate molte pesanti obiezioni – da parte di esperti così come di organizzazioni per la difesa dei diritti umani.

Si è obiettato innanzitutto sull’uso sperimentale di questa tecnica su un essere umano. Smith e i suoi legali non hanno avuto informazioni precise sulla procedura e soprattutto sulle possibili conseguenze. Neanche la Corte suprema è stata informata in dettaglio dall’Alabama, ha fatto notare Sonia Sotomayor, una dei soli tre giudici “liberal” della Corte che ha votato contro la decisione della maggioranza.
Si è obiettato anche sulla speciale crudeltà di questa tecnica, che gli stessi veterinari considerano per questo non adatta all’uccisione di animali di grande taglia, tant’è che in molti Stati del mondo è espressamente vietata.

Una nota dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha notato che “questo metodo non testato potrebbe essere estremamente doloroso, comportare un’esecuzione fallita e potrebbe equivalere a tortura o altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti, violando così i trattati internazionali sui diritti umani che gli Stati Uniti hanno ratificato”.

Secondo Elisabetta Zamparutti, dell’associazione italiana Nessuno Tocchi Caino, si tratta di “un metodo di soffocamento che sottolinea ancora una volta l’esistenza di un paradigma patibolare, di una giustizia vendicativa di cui dovremmo liberarci. È una giustizia che non lascia spazio alla speranza e alla grazia per un uomo condannato quasi 30 anni fa. Perfino Paesi come l’Iran prevedono la salvezza della vita, se qualcosa si intoppa durante l’esecuzione. In America, invece, si arriva a modificare il metodo pur di uccidere”.

Mario Marazziti, della Comunità di Sant’Egidio, sottolinea che “si accetta come normale uccidere un essere umano in un modo che viene considerato barbaro anche per gli animali, usando un essere umano come cavia oppure no. È la differenza tra la cultura della vita e la cultura della morte”.

IL PERCHE’ DELLA CONDANNA 

Kenneth Smith, 58 anni, è stato condannato nel 1989 per avere ucciso l’anno prima a colpi di coltello una donna, Elizabeth Sennett. Un omicidio su commissione del marito della vittima, un predicatore, che voleva intascare i soldi dell’assicurazione e promise 1000 dollari a Smith e a un altro sicario – già messo a morte nel 2010. Smith in tribunale sostenne di essere stato presente al delitto, ma di non avervi partecipato direttamente. La giuria popolare, nell’emettere verdetto di colpevolezza, raccomandò l’ergastolo: il giudice decise invece per la pena di morte.

Due anni fa le autorità carcerarie tentarono l’esecuzione con la tecnica dell’iniezione letale, ma non si riuscì a trovare una vena del condannato entro il termine stabilito dal mandato di morte dello Stato