Plasma iperimmune, continuano le sperimentazioni e le donazioni negli ospedali lombardi per creare la banca del plasma

Covid, al Poma per i malati servono 10 sacche di plasma al giorno. Mamme e persone trasfuse non possono donare

MILANO – “Pavia e Mantova proseguono la sperimentazione sul plasma e gli ospedali della Lombardia sono tutti mobilitati per accogliere i guariti dal Covid che vogliono dare il proprio plasma“. A dirlo Alessandro Vertuni, presidente Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia.

Dopo la conferma anche da parte dell’università di Yale della validità della cura, non ci si ferma. ” Era il 200220 alle ore 20 quando il mondo occidentale ha scoperto che il coronavirus era in Italia e in Lombardia – prosegue Venturi – possiamo dire che la Lombardia ha salvato l’Europa, perchè gli altri paesi hanno potuto prendere consapevolezza che il coronavirus, che avevano detto che non sarebbe mai arrivato in italia, invece era qui”.

Da quel momento è partita l’atttività clinica, ma anche quella di ricerca, e il 2 marzo l’idea di partire con questa cura, vecchia, utilizzata già nel passato, ma rivisitata in chiave nuova.

“Abbiamo sempre saputo quello che facevamo – ha spiegato Venturi – la caratteristica di quello che è partito da Pavia e Mantova è un plasma di qualità, frutto di una severa indagine di laboratorio per ricercare gli anticorpi neutralizzanti in grado di fermare il virus, sappiamo esattamente cosa infodiamo nel paziente”.

Questa intuizione e questo protocollo di sperimentazione a Mantova e Pavia ha consentito di mertere a punto una terapia di emergenza “Non diciamo che sia “la cura”, ma è una delle terapie più efficaci”

Da qui la richiesta e l’invio di sacche di plasma anche fuori regione, in una gara di solidarietà tra ospedal.

“Avere una banca del plasma ci permetterà di avere munizioni importanti in attesa di farmaci o del vaccino” conclude Venturi.