Processo Zani: le ricostruzioni investigative lo incastrerebbero e lui si avvale della facoltà di non rispondere

Ex funzionario della Procura a processo. L'accusa:

MANTOVA – Proprio nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne è proseguito questa mattina il processo per omicidio volontario instaurato a carico di Gianfranco Zani, il 54enne artigiano di Casalmaggiore ritenuto responsabile dell’incendio appiccato alla casa coniugale, con conseguente morte per asfissia del figlio 11enne Marco,  – come poi riscontrato all’esito dell’esame autoptico – il 22 novembre 2018 a Ponteterra di Sabbioneta. Davanti ai giudici della Corte d’Assise l’uomo, già condannato a 4 anni di reclusione per maltrattamenti in famglia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Un silenzio il suo giustificato dal troppo dolore che il ricordo avrebbe suscitato in lui. Un’udienza quella odierna caratterizzata anche dalle escussioni di una lunga lista di testimoni. Tra questi gli investigatori del Nucleo antincendio dei vigili del fuoco della Lombardia e i Ris di Parma; i primi chiamati a relazionare circa l’analisi valutativa sulle esatte cause del rogo e i secondi sugli accertamenti scientifici da loro svolti sul materiale sequestrato e repertato quali indumenti, supporti tecnologici e veicoli in uso ai due ex coniugi. E proprio sull’attività di caratterizzazione chimica effettuata sui frammenti plastici rinvenuti sulla Dacia Duster dell’ex moglie, la 40enne Silvia Fojotikova e sul Ford Transit di Zani, si sarebbe rilevata una compatibilità alquanto probante in riferimento alla collisione avvenuta tra i mezzi, il pomeriggio del 22 novembre, davanti alla casa di via Tasso già data alle fiamme. Il processo proseguirà il 2 dicembre.

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