Pronto soccorso dell’ospedale Carlo Poma: nel 2023 l’attesa media è stata di 21 ore

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MANTOVA – Quando, per qualsiasi motivo sanitario, si è costretti a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso, si sa che da ormai molti anni i tempi di attesa sono di ore e ore.
21 ore esattamente è stato il tempo medio di permanenza nel 2023 al Pronto Soccorso dell’ospedale Carlo Poma di Mantova: praticamente bisogna attendere quasi un giorno prima di essere ricoverati in area medica.
Eppure, nonostante appaia come un tempo davvero molto lungo, è di 10 ore inferiore alle media italiana che vede un tempo medio di permanenza attestarsi a 31 ore, il 25% in più – ben 6 ore – rispetto al 2019.

Il dato nazionale emerge dail’Osservatorio della Società italiana di medicina d’Emergenza -Urgenza (Simeu). Per descrivere l’evoluzione del settore è stata eseguita una rilevazione su un campione significativo di pronto soccorso italiani raffrontando i dati relativi all’anno 2019 (anno pre-pandemico, con circa venti milioni di accessi nazionali) con quelli relativi all’anno 2023 (18.000.000 di accessi, dati Agenas). “Il tempo d’attesa per il ricovero in area medica – ribadisce Salvatore Manca, past president Simeu – è aumentato in pochi anni del 25%: 6 ore in più. Quel tempo ha un valore assoluto che riflette il disagio dei pazienti e l’impegno assistenziale messo in atto nei pronto soccorso, sempre più a corto di strumenti per provvedere alle nuove esigenze. Se si moltiplica il tempo di 31 ore per il numero dei ricoveri in Medicina in un anno emerge una cifra spaventosa: decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella”.

Intanto cambia, e invecchia notevolmente, la popolazione dei pazienti che vanno in Pronto soccorso e, di conseguenza, le necessità di assistenza. Aumentano, infatti, i pazienti molto anziani, con più di 80 anni di età che se nel 2019 rappresentavano il 23% degli accessi totali, pari a circa 4.600.000 di pazienti registrati, nel 2023 si è arrivati al 27% degli accessi totali, pari a circa 4.860.000. Un dato che risente senz’altro anche della scarsità di medici di medicina generale sul territorio e le sempre più rare visite a domicilio da parte di quest’ultimi, ormai sempre più oberati da incombenze burocratiche.

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