Psichiatria, in un manuale le parole da non dire

MANTOVA – Ci sono parole ed espressioni che è bene non utilizzare con i pazienti psichiatrici. Sono contenute nell’opuscolo dal titolo Male-dette Parole, realizzato dal Centro Psico Sociale di Mantova e destinato alle famiglie, ai parenti, a chi interagisce con i malati.

Il manuale è nato anche sull’onda dei gruppi multifamiliari, un’iniziativa innovativa partita dalle due comunità psichiatriche di Mantova, Cra e Cpm Grazie. Una volta al mese i familiari e gli utenti delle due comunità incontrano gli operatori per condividere aspetti positivi e criticità della vita in comunità. Al gruppo partecipano circa 50 persone. Questa condivisone permette un rispecchiamento a volte doloroso e altre confortante, aiutando a non sentirsi soli davanti alla malattia.

“Attraverso il coinvolgimento dei familiari – spiega Alberto Romitti, responsabile delle due comunità – cambia il senso del ricovero, la conquista della salute coinvolge tutti in egual misura. La narrazione condivisa del percorso di terapia offre la possibilità di costruire una mente di gruppo che rappresenta un sostegno e una possibilità di pensare in modo diverso. Siamo all’inizio di questa sperimentazione. Ma ci sentiamo sulla strada giusta con entusiasmo”.

Le ‘male-dette parole’ sono frasi o vocaboli particolarmente dannosi o in grado di creare ulteriori sconforti, tanto da peggiorare le condizioni dei pazienti interessati. Per un malessere fisico-organico le cure sono chiare, uniche, conosciute. Al contrario, per un malessere psichico si ha ancora poca esperienza e, i meno fortunati, non conoscono quali misure di precauzione utilizzare.

“Nelle pagine del volume – precisano Greta e Sara, ospiti della Cra – ci siamo concentrati sulla comunicazione verbale. Quando si percepiscono disagi o conflitti interiori, la cosa più difficile è esternarli e parlarne. Inoltre, la maggior parte delle volte, nel momento in cui riusciamo a farlo, non veniamo capiti. Perciò, abbiamo analizzato tutte le incongruenze, le inesattezze e le incoerenze di certe espressioni che aumentano solo il nostro malessere. Crediamo che una guida pensata e ragionata dagli operatori e dai pazienti sia uno strumento utile per migliorare i rapporti tra noi e tra le persone che ci vogliono bene”.