OSTIGLIA – Tutto è accaduto velocemente due sere fa sul treno regionale veloce 3847 che da Verona va a Bologna. Alle 21,40 il convoglio si ferma alla stazione di Ostiglia dove sale un ragazzo di colore di circa vent’anni, alto e snello, che indossa un lungo giubbotto blu e una tuta. Secondo quanto riferito da Il resto del Carlino, il giovane inizia nervosamente a camminare avanti e indietro per una carrozza focalizzando il suo sguardo sui cappotti e i giubbotti che i passeggeri si sono tolti e hanno appoggiato nei sedili liberi vicino a loro.
C’è anche una ragazza di 24 anni che tiene in mano il suo Iphone a cui è attaccata una corda. E’ una studentessa universitaria a Trento che sta tornando nel suo paese d’origine in Sicilia. Con uno scatto fulmineo il giovane di colore le si avvicina, la strattona, e le strappa l’Iphone di mano. Lei grida aiuto ma il ragazzo riesce a fuggire fuori dal treno inseguito fino davanti alla porta da alcuni testimoni che iniziano a gridare chiamando capotreno e polizia. Nessuno però risponde.
Uno dei viaggiatori telefona al 113 facendo così sparire nel giro di pochi secondi altri giovani di colore che erano nel vagone. Risponde un agente, chiede di restare in attesa, passano 5 minuti e 44 secondi senza avere nessun’altra risposta e il passeggero chiude la chiamata. Intanto sul treno continua a non vedersi il capotreno. Poco dopo alle 21,55 parte una seconda chiamata, viene risposto che il viaggiatore sarà richiamato ma questo avviene ben nove minuti dopo, alle 22,04, con il passeggero che non può rispondere.
La giovane è disperata, è senza cellulare, che era peraltro costato tantissimo ai suoi genitori, e ha ancora tante ore di treno prima di arrivare a casa.
Dopo circa trenta minuti arriva finalmente il capotreno, che dichiara “Cosa possiamo fare? Sono solo, ho sentito gridare qualcuno ma non avevo capito bene, e dovevo far partire il treno”.
Alla stazione di Bologna, dove il treno regionale arriva per la coincidenza, è pieno di giovani stranieri fermi che mangiano e bevono sulle banchine o sui gradini che dai sottopassi portano ai binari. E qui un agente della Polfer si sfoga denunciando ancora una volta la carenza di organico e l’impossibilità a liberarsi di certa gente. “Li ammanettiamo – dice- ma poi tornano”.