Riapertura negozi, Gola (Confcommercio): “Serve chiarezza, altrimenti è il caos”

Stefano Gola (confcommercio)

MANTOVA – I negozi potrebbero riaprire il 18 maggio. L’inizio della Fase 2 è vicino anche per i commercianti. In città a Mantova, molti negozianti stanno cercando di adattarsi a quelle che saranno le nuove misure di sicurezza da adottare. Intanto da Confcommercio si fa sentire, il vice presidente Stefano Gola: “Al momento moltissimi imprenditori sono già nei propri negozi impegnati in operazioni di pulizia  e sistemazione dei locali, ma senza avere in mano linee guide ufficiali da poter seguire  (disposizioni che speriamo arrivino dal Governo tra giovedì e venerdì) e senza sapere quale decisione prenderà in merito il Presidente Fontana. Riaprire sì, ma come? Cosa farà la Lombardia? E mancano solo 5 giorni alla fatidica data. Al momento regna la totale incertezza generata dalle continue voci che si susseguono e questo non ci aiuta, anzi è rischioso. Il connubio fermento-incertezza potrebbe spingere in alcuni casi ad investimenti impulsivi, magari per l’acquisto di attrezzature o dispositivi che non sappiamo se saranno resi obbligatori, in un momento in cui le aziende sono in crisi di liquidità”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Giampietro Ferri, presidente di Fipe Confcommercio Mantova. “Servono regole chiare e realmente applicabili. Inoltre – aggiunge Ferri – se le indiscrezioni circa le misure di distanziamento previste dal governo, con una persona ogni 4 metri quadri, venissero confermate, i ristoranti mantovani perderebbero in un sol colpo 174.601 posti a sedere (4 milioni a livello nazionale), ovvero il 70% del totale (la media a livello di Paese è del 60%)”. Il dato è stato calcolato dall’Ufficio studi di Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi sulla base delle dimensioni medie dei locali e poi adattato alla realtà mantovana (dove, secondo la CCIA, a novembre 2019 le imprese mantovane attive nella ristorazione erano 1.940: partendo da questo dato è facile calcolare la stima indicativa dei coperti nella nostra provincia: 249.429).  La ristorazione italiana è infatti composta da piccole attività, che hanno in media una superficie di 90 metri quadrati e 62 posti a sedere. Un posto a sedere ogni 0,7 metri quadri, che scende a 0,6 nei locali più piccoli, ma che, con la previsione dei 4 metri quadri a persona, scenderebbe sotto lo 0,3.

“E’ un’ipotesi inaccettabile che affosserebbe tutto il comparto – denuncia Ferri – La Federazione è in costante contatto con il Governo e le Regioni da settimane confermando alle istituzioni la completa disponibilità a discutere di maggiori spazi all’esterno, di distanze ragionevoli tra i tavoli, di dispositivi di protezione individuale e dell’ipotesi, se necessaria, di installare delle paratie tra un tavolo e l’altro. Ma il governo non può chiederci di mantenere 4 metri quadrati a persona”.