‘Ndrangheta sulla ricostruzione post sisma: chi sono i 10 arrestati. Sequestri per circa 2mln di euro

OLTREPO’ MANTOVANO – Concussione, abuso d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, intestazione fittizia di società, con l’aggravante delle finalità mafiose, per aver agevolato la cosca ndranghetistica Dragone: queste le accuse mosse nei confronti di dieci persone che sono state arrestate. Un’ampia indagine che coinvolge Lombardia con il territorio mantovano, Emilia Romagna, Veneto e Calabria. L’operazione Sisma ha consentito di costruire un solido quadro indiziario in ordine ai gravi reati che sarebbero stati commessi nell’ambito delle procedure per la concessione di “fondi sisma” finalizzati alla ricostruzione di immobili danneggiati dal terremoto del 2012 ubicati nel cratere sismico della provincia di Mantova.

Sono nove, per ora, i soggetti raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare (uno è ancora attivamente ricercato), di cui 4 in carcere e 5 agli arresti domiciliari: tra questi architetti e ingegneri, imprenditori e soggetti del sistema bancario, ritenuti responsabili a vario titolo, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal GIP. Gli approfondimenti investigativi, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia e condotti dai Carabinieri di Mantova sono stati resi possibili da prolungate attività tecniche d’intercettazione, anche con captatore informatico, dai servizi di osservazione e pedinamento e dalla disamina della documentazione amministrativa relativa alle pratiche di finanziamento pubblico.

In carcere sono finiti: Giuseppe Todaro (Crotone, 2.9.1986 ora residente a Reggiolo); Raffaele Todaro (Cutro, 13.5.1962  ora residente a Peschiera del Garda); Felice D’Errico (Villa di Briano, 6.7.1965 residente a Mirandola (Mo); Giuseppe Di Fraia (Casaluce, 7.4.1967 residente a Poggio Rusco). Mandato di arresto anche per un architetto ostigliese  al momento ancora ricercato.

Ai domiciliari ci sono invece: Pierangelo Zermani (Medesano, 18.6.1957); Monica Bianchini (Ostiglia, 5.1.1965 residente a Ostiglia); Antonio Guerriero (Napoli, 25.10.1974 residente a Mantova); Enrico Ferretti (Reggio Emilia, 10.2.1975 residente a Guastalla (Re); Carlo Formigoni (Revere, 2.10.1950 residente a Revere);

C’è poi un indagato a piede libero, un 54enne residente a Gonzaga che fino a questo momento non sarebbe stato rintracciato.

Disposto a carico degli indagati anche il sequestro delle società fittiziamente intestate, delle provviste bancarie e di beni mobili e immobili per un valore di circa 2 milioni di euro, costituenti il ritenuto prezzo e il profitto dei reati contestati.
Parallelamente la Guardia di Finanza di Mantova, delegata a riscontrare condotte di natura penal–tributaria, con particolare riferimento all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, ha provveduto con i Carabinieri all’esecuzione di perquisizioni a carico di alcuni degli odierni indagati.

Un’indagine che arriva dopo che la precedente indagine “Pesci” che aveva portata a rilevare gli interessi della cosca Grande Aracri nell’area mantovana-reggiana che si era conclusa con numerosi arresti e condanne. Ora con l’indagine “Sisma” viene prospettata in chiave accusatoria la rinnovata influenza, nella stessa area, della cosca Dragone, cui alcuni dei principali gli indagati sarebbero imparentati. Al centro dell’indagine il nipote di uno storico boss cutrese (Antonio Dragone, capo-bastone dell’omonima cosca insediata a Cutro, ucciso nel contesto di un agguato nel 2004): l’architetto Giuseppe Todaro, 36 anni, pubblico ufficiale con la carica di tecnico istruttore presso i comuni compresi nel cosiddetto “cratere sismico” della provincia di Mantova (Poggio Rusco, Borgo Mantovano, Magnacavallo, Sermide e Felonica), con compiti istruttori, di verifica, di rendicontazione e di autorizzazione ai pagamenti dei contributi a fondo perduto stanziati da Regione Lombardia per gli immobili danneggiati dal terremoto del 2012.

Proprio con il tecnico si sarebbero interfacciate diverse figure professionali, così come i beneficiari dei finanziamenti, secondo un collaudato schema criminoso consistente nella corresponsione di indebite somme (in genere pari a circa il 3% del contributo elargito), per garantirsi la trattazione della propria pratica in violazione dell’ordine cronologico e con aumenti – talora indebiti – dell’importo del contributo pubblico a fondo perduto (in un caso attestatosi a 950.000,00 anziché 595.000,00 come originariamente stabilito).
Le contestate ipotesi di concussione prevedevano che il contributo pubblico venisse elargito ai richiedenti solo a condizione che costoro affidassero i lavori di ricostruzione a delle società facenti capo al citato tecnico istruttore e al padre di questi. Le indagini avrebbero messo in evidenza che tali società, che di fatto sarebbero state gestite dal padre del pubblico ufficiale, erano intestate a prestanomi per evitare il diniego di iscrizione nella c.d. white list.

L’intera indagine sarebbe partita dagli uffici della Regione Lombardia attraverso una prima segnalazione con la presentazione di un esposto trasmesso dalla “Struttura commissariale per l’emergenza e la ricostruzione di territori lombardi colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012”, nel quale erano raccolte le lamentele di un geometra per i comportamenti di Todaro.