Riforma Nordio, i magistrati spiegano il No: “a rischio autonomia e indipendenza”

MANTOVA – «La riforma Nordio non interviene sul sistema della giustizia nel suo complesso, ma sull’assetto della magistratura, finendo per ridurne autonomia e indipendenza». Da questo presupposto nasce il comitato “Giusto dire No”, promosso dall’Associazione nazionale magistrati (Anm) con l’obiettivo di informare i cittadini sulle ragioni del No al referendum sulla Giustizia e di invitarli alla partecipazione al voto.
«È giusto informare sui rischi che comporta il Sì al referendum: molti aspetti tecnici devono essere chiariti prima di esprimere la propria preferenza». Con queste parole è intervenuta la giudice della Corte d’Appello di Brescia Ilaria Sanesi, affiancata dal sostituto procuratore Gianlorenzo Franceschini, segretario della Sezione di Mantova dell’Anm, ed Enzo Rosina, già presidente della Sezione penale del Tribunale di Mantova.
Nel corso dell’incontro è stato spiegato come il disegno di legge tenda a stravolgere l’assetto costituzionale della magistratura e rappresenti, secondo i relatori, un fatto inedito: per la prima volta il potere esecutivo limiterebbe in modo profondo il sistema giudiziario, con un tentativo politico di ridimensionarne l’autonomia. «Viene presentata come una riforma della giustizia – ha dichiarato Sanesi – ma in realtà è una riforma della magistratura che indebolisce l’indipendenza di giudici e pubblici ministeri. I cambiamenti non incideranno né sulla velocità né sull’efficienza dei processi. Lo stesso ministro Nordio ha ammesso che non si accorcerà di un solo giorno la durata dei procedimenti». Secondo i magistrati intervenuti, la separazione delle carriere potrebbe aprire la strada a un sistema giudiziario più esposto alle influenze della politica, sia nella scelta delle indagini da parte dei pubblici ministeri sia nella piena autonomia dei giudici. È stato inoltre sottolineato come, nei fatti, la separazione delle carriere sia già quasi del tutto esistente, dal momento che solo lo 0,4% dei magistrati chiede il passaggio da funzioni giudicanti a requirenti o viceversa. Nei Paesi in cui le carriere sono separate, è stato aggiunto, i pubblici ministeri rispondono direttamente all’esecutivo delle proprie scelte, con il rischio di condizionamenti.
«Il vero obiettivo della riforma, approvata senza un adeguato dibattito parlamentare – ha proseguito Senesi – è indebolire il Consiglio superiore della magistratura, che è il garante dell’indipendenza dei giudici dal potere politico, con ricadute dirette anche sui cittadini». A titolo di esempio, è stato evidenziato come nei procedimenti che vedono contrapposti cittadini o lavoratori a enti pubblici o grandi realtà aziendali la tutela delle parti più deboli potrebbe risultare meno solida. Oggi, invece, questa è garantita da un sistema di controllo continuo sull’operato dei magistrati, che rispondono di eventuali errori e sono soggetti a sanzioni disciplinari.
Secondo i relatori, con la riforma i giudici rischierebbero di essere sottoposti a pressioni esterne e le loro decisioni, soprattutto quando sgradite a politica e opinione pubblica, potrebbero risultare meno imparziali. Tra le possibili conseguenze segnalate figurano anche la suddivisione del Csm, con un aumento dei costi, e l’istituzione di una Corte disciplinare il cui funzionamento sarebbe esposto ai mutamenti legislativi della maggioranza politica di turno.
Critiche sono state espresse anche sul meccanismo del sorteggio, che secondo gli intervenuti porterebbe a un sistema meno equilibrato, meno competente ed efficiente. Il sorteggio casuale, presentato come rimedio alle correnti interne, rischierebbe invece di minare l’efficienza del Csm, senza offrire alcuna garanzia contro la possibile formazione di nuovi gruppi di potere.
«I problemi della giustizia non si risolveranno in questo modo – ha dichiarato Franceschini – i tempi dei processi resteranno lunghi a causa di gravi carenze di personale. Inoltre si rischia di rendere i pubblici ministeri più condizionabili nelle loro scelte, con pesanti ricadute sui cittadini e uno squilibrio pericoloso dovuto a interferenze esterne sempre più incisive». È stato infine ricordato che recarsi alle urne è particolarmente importante perché il referendum non è abrogativo ma oppositivo: non è previsto un quorum e il risultato sarà valido indipendentemente dal numero dei votanti. A decidere saranno quindi coloro che parteciperanno al voto, anche se in numero ridotto.
Il messaggio dei magistrati è netto: la riforma non velocizza, non semplifica e non migliora il sistema giudiziario, ma apre nuovi spazi alle interferenze della politica, con il rischio di ridimensionare l’autonomia delle decisioni dei giudici. Le informazioni sul Comitato per il No sono disponibili sulle pagine social e all’indirizzo email comitatobrescia@giustodireno.it. Sono inoltre previsti diversi incontri con la cittadinanza nelle province di Mantova, Brescia, Cremona e Bergamo.

Elisabetta Romano